Non è un equilibrio semplice da trovare, come dimostra la vicenda francese dei Gilet Jaune: sotto la Presidenza di Emmanuel Macron la prima manovra ecologista del governo di Eduard Philippe comportò un aumento delle accise sui carburanti ed una diminuzione della velocità massima sulle strade nazionali, portandola da 90 ad 80 Km/h. L'obiettivo era quello di disincentivare l'uso delle automobili, aumentando il peso fiscale sul carburante, e di diminuirne i consumi limitando la velocità.
La protesta si infiammò subito, e come simbolo fu adottato il fantasmino rifrangente di colore giallo, da mettere in evidenza sul cruscotto. Cominciarono ad essere boccate le rotonde stradali, fino alla convocazione di cortei in cui si infiltrarono ogni genere di personaggi, dando vita a saccheggi e ad assalti alle forze dell'ordine. Ogni sabato mattina, per settimane e settimane, le strade di Parigi e di altri centri urbani si riempirono di manifestanti, finché il governo dovette fare marcia indietro, sospendendo gli aumenti delle accise e delegando ai Presidenti delle Regioni la facoltà di concedere deroghe al nuovo limite di velocità.
Nonostante ciò, ormai la furia popolare si era scatenata, e le manifestazioni proseguirono fino al "confinement", il divieto di assembramenti con l'obbligo di distanziamento personale che venne deciso per arginare il proliferare dei contagi di Covid-19. Non appena le misure di cautela vengono sospese, per via del miglioramento della situazione sanitaria, la protesta riprende.
La questione è ancora più complicata dal punto di vista industriale:
se vengono messi degli obblighi di riduzione delle emissioni di CO2 agli impianti di produzione, ad esempio ad una acciaieria o ad un cementificio, questo comporta un
costo di produzione aggiuntivo per via degli investimenti da fare per usare energia rinnovabile. Si parla di idrogeno blu, da ricavare con l'elettrolisi usando ad esempio l'energia solare o quella eolica: i costi di una tonnellata di acciaio o di cemento arriverebbero a livelli stratosferici, mettendo fuori mercato questa produzione green rispetto a quella che continua ad utilizzare fonti energetiche convenzionali. Lo ha detto anche
Roberto Cingolani, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che
per riequilibrare questa situazione occorre immaginare una sorta di dazio compensativo.
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