Alcune banche hanno cominciato ad assumere rischi che non conoscevano, comprando titoli che cartolarizzavano crediti, talora poco affidabili. Quelli che altre banche, furbescamente, erogavano e impacchettavano, rivendendoli subito.
La
crisi dei mutui sub-prime, a partire dal 2008, ha messo alle corde l'intero sistema bancario occidentale.
Nessun passo indietro è stato compiuto: la
riforma adottata negli Usa con la Dodd-Frank, introducendo la cosiddetta
Volcker's Rule, ha solo limitato le operazioni finanziarie che possono essere condotte in proprio dalle banche.
In Europa si è proceduto alla
unificazione delle regole bancarie con il Single Rulebook, alla centralizzazione della
vigilanza prudenziale delle Banche cosiddette sistemiche sotto l'egida della
BCE, che svolge continue
analisi di affidabilità e
stress test, al rafforzamento dei requisiti di capitale e di liquidità, e alla definizione di un sistema unico per i salvataggi bancari, che non possono più essere posti a carico degli Stati, imponendo le perdite agli azionisti delle banche, agli obbligazionisti ed in ultima istanza anche ai depositanti, per le somme ulteriori ai 100 mila euro.
Visto che ormai le banche sono universali, e che possono effettuare qualsiasi tipologia di operazione assumendosi conseguentemente ogni tipo di rischio, è evidente che questo rischio debba essere ribaltato innanzitutto sugli azionisti e gli obbligazionisti e sui depositanti per le somme ulteriori rispetto a quelle coperte dal
Fondo per la Tutela dei Depositi. Questo Fondo, privato, v
iene alimentato in ciascuno Stato europeo dai versamenti di tutte le banche che operano in quel Paese. E' una tutela teorica, assai incerta, perché in Italia sono bastati pochi interventi di salvataggio per esaurire i fondi ordinari disponibili e per richiedere anticipazioni straordinarie.
A questa
rischiosità intrinseca della attività bancaria universale, si deve aggiungere il groviglio che è derivato dalle crisi finanziarie scoppiate dopo il 2008, il contesto degli Stati assai indebitati come l'Italia, gli impieghi delle banche in titoli di Stato e le politiche monetarie non convenzionali adottate dalle Banche centrali. In particolare, ci sono le decisioni della
BCE che ha portato i tassi di riferimento a zero, ha penalizzato con tassi negativi la liquidità ulteriore rispetto alla riserva obbligatoria che le viene lasciata in giacenza dalle banche dell'Eurosistema, ha effettuato tanti e tali acquisti di titoli di Stato sul mercato secondario da far precipitare sotto lo zero i rendimenti delle nuove emissioni.
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