(Teleborsa) -
Sempre più graditi i minibond alle PMI italiane, che trovano in questo strumento un
supporto per la crescita (anche all'estero) ed un
segno di distinzione (sotto il profilo del successo e dell'innovazione). Sta di fatto che gli strumenti di finanziamento alternativi iniziano ad offrire
tassi di crescita sempre più interessanti.
Secondo una
ricerca congiunta di Bureau van Dijk ed Eidos Partners, il mercato dei
minibond ha segnato una
forte crescita a partire dal 2014, grazie anche all'evoluzione normativa di questo strumento: si sono registrate
49 emissioni (36 concentrate nel secondo semestre) per un ammontare complessivo di circa
730 milioni di euro. Tra le società emittenti non ci sono solo PMI, ma questa categoria resta il destinatario privilegiato di questi strumenti.
L'identikit delle società che usano i minibond, secondo la ricerca, individua una
piccola impresa, localizzata prevalentemente al
Nord (nell'80% dei casi), con un
fatturato inferiore ai 50 milioni (il 60%) ed un
EBITDA margin maggiore del 5% (l'88%). Le società che hanno una marginalità inferiore al 5% presentano, peraltro, una cedola media del minibond più alta del campione di circa il 30%. Solo il 30% delle società emittenti ha le caratteristiche per accedere alla garanzia pubblica di tale strumento.
Guardando agli
aspetti più qualitativi, Bureau van Dijk rileva che queste imprese presentano un
discreto grado d’internazionalizzazione: in media le società del campione conseguono il 25% circa dei ricavi all'estero e il 50% ha partecipate estere. Le società analizzate sono
anche attive sul fronte delle operazioni di finanza straordinaria: infatti il 24% del campione è stato coinvolto in operazioni di
M&A (di cui il 26% cross border) nell'ultimo anno.