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Amianto, il killer silenzioso che solo in Italia miete 6mila vittime l'anno

Da un punto di vista economico, poi, le cosiddette "patologie da amianto" hanno un costo altissimo in termini di spesa sanitaria e minori giornate lavorative

Economia, Salute e benessere
Amianto, il killer silenzioso che solo in Italia miete 6mila vittime l'anno
(Teleborsa) -
Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità sono oltre 107 mila i decessi ogni anno tra i soli lavoratori, cui bisogna aggiungerne altre decine di migliaia in seguito ad esposizioni ambientali e altrettanti casi di nuove malattie, che, anche se non mortali, provocano ingenti danni alla salute accorciando, dunque, la prospettiva di vita.


Guardando in casa nostra, solo in Italia sono più di 6.000 coloro che perdono la vita ogni anno in seguito all’insorgenza delle cosiddette "patologie asbesto-correlate", come ad esempio mesotelioma, tumore polmonare e delle vie aeree.

Questi i primi dati emersi dal trattato di ONA (Osservatorio Nazionale Amianto) sull'asbesto, meglio noto, appunto, come amianto.

C'è un altro aspetto, assolutamente non secondario, da valutare: tutti coloro che hanno ingerito o inalato fibre di amianto, segnalano, infatti, ripercussioni negative sulla salute, in termini di minore qualità e aspettativa di vita.
UN PREZZO ALTISSIMO DA PAGARE, ANCHE ECONOMICO - Un costo altissimo, dunque, non solo da un punto di vista sociale, ma anche economico con pesanti ripercussioni sulla spesa sanitaria, per prestazioni previdenziali e assistenziali, e, ovviamente, per minori giornate lavorative.

Questa drammatica situazione e condizione di tutti i cittadini (più di 60.000.000 di persone) non può perciò essere considerata circoscritta e limitata ai soli nuovi casi di diagnosi di patologie legate all'esposizione ad amianto, poiché in Italia ci sono più di 40.000.000 di tonnellate di materiali contenenti amianto, di cui più di 34.000.000 in matrice compatta e il resto in matrice friabile, distribuiti in più di 40.000 siti e in più di un 1.000.000 di micrositi, nei quali l’amianto continua a ridursi allo stato pulverulento, disperdendo cioè le sue polveri e le sue fibre.

Per non parlare degli acquedotti ancora in larga parte costituiti di fatiscenti strutture in cemento amianto che, oltre a perdere circa il 40% dell’acqua, contaminano quella residua, con fibre di amianto che vengono quindi ingerite, provocando seri danni alla salute.

Ma c'è un dato che scatta la fotografia della drammaticità dell'argomento: a più di 20 anni dall’entrata in vigore della legge 257 del 1992, quando cioè l'Italia ha messo al bando l'amianto, sono stati bonificati meno di 500.000 tonnellate di materiali contenenti amianto, e cioè meno del 2% del totale: con questo ritmo saranno necessari più di 1000 anni per la completa loro rimozione. Questo significa che la rimanente grande parte continua e continuerà a contaminare il territorio e l’ambiente determinando, perciò, nuove esposizioni e nuove patologie.

"È necessario, dunque, attivare gli strumenti tecnici, normativi e finanziari
in modo tale da affrontare e risolvere tale problematica, innanzitutto rimuovendo tutti i materiali di amianto ed evitando ogni forma di esposizione perché solo in questo modo si può evitare l’insorgenza delle patologie (prevenzione primaria) e attivare degli screening per la diagnosi precoce di coloro che sono stati già esposti ai minerali di amianto e quindi assumere la più tempestiva terapia (prevenzione secondaria) e poi, in caso di danno, attivare le procedure per la costituzione della rendita INAIL e per il prepensionamento e per il risarcimento dei danni.Recentemente è stata introdotta una nuova misura con l’art. 1, comma 250 della Legge 232/2016 in forza della quale tutti coloro che hanno ottenuto il riconoscimento dell’origine professionale del mesotelioma, del tumore polmonare, ovvero dell’asbestosi, hanno diritto all’immediato pensionamento. Quest’ultima è una misura di civiltà. Non erano rari i casi di lavoratori affetti da queste patologie che hanno dovuto anche giustificare un’eventuale assenza dal lavoro con delle certificazioni mediche, ovvero hanno dovuto comunque tenere in piedi il rapporto di lavoro fino a pochi giorni prima della morte. Ora non sarà più così e pertanto intendo ancora una volta ringraziare l’On.le Antonio Boccuzzi, che è stato il portatore di queste esigenze che l’ONA aveva sollevato da tempo", dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
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