(Teleborsa) -
Sabato è stato dato il via libera al DEF, che come noto
rivede al rialzo le stime di crescita del PIL e tutti gli indicatori macroeconomici, grazie alla fase più favorevole del ciclo economico ed agli effetti delle riforme varate con il Governo Renzi.
Il nuovo scenario implica
per la Manovra 2018 un valore di circa 20 miliardi, di cui 15,7 miliardi per
disattivare le clausole di salvaguardia, cioè gli aumenti di IVA ed accise. Il resto sarà ripartito fra l'esigenza di rifinanziamento del
rinnovo dei contratti di pubblico impiego e le misure per la crescita, anche se una grande fetta andrà per gli
incentivi alle assunzioni stabili del giovani.
Poco resterà per le altre misure pro crescita, in particolare per l'auspicato
stop all'aumento dell'età pensionabile, che il Premier Gentiloni ha chiarito
non sarà per tutti.
E niente si troverà per l
'abbassamento delle aliquote fiscali, di cui si preoccuperà probabilmente il Governo che uscirà vincente alle prossime elezioni. L'esecutivo ritiene però che con gli effetti degli interventi di riduzione delle tasse varati negli ultimi anni (riduzione dell'Ires e dell'Irpef ai lavoratori con remunerazioni più basse, cancellazione della componente Irap sul lavoro dipendente, dell'Imu sui beni strumentali imbullonati e sui terreni agricoli, della Tasi),
"i contribuenti italiani pagheranno rispetto al 2013 minori imposte per circa 20 miliardi di euro".
Meno risorse dalle privatizzazioni. Il DEF inoltre
riduce i proventi della vendita di società pubbliche o partecipazioni statali in imprese, con un target stimato nello
0,2% di PIL (pari a circa 3,5 miliardi) rispetto allo 0,3% (5 miliardi)
stimato ad aprile.