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Conti pubblici: "Dai derivati una mina da 40 miliardi"

Lo sostiene un rapporto del Centro studi di Unimpresa sull'andamento dei derivati finanziari negli ultimi 12 mesi

Economia
Conti pubblici: "Dai derivati una mina da 40 miliardi"
(Teleborsa) - Una "mina derivati" da quasi 40 miliardi di euro pende sulla testa dei conti pubblici italiani. E un aumento nel 2016 di 7 miliardi (+22%) rispetto ai 32 miliardi di fine 2015. Lo sostiene un rapporto del Centro studi di Unimpresa sull'andamento dei derivati finanziari negli ultimi 12 mesi.



Nell'ultimo anno, si legge in una nota, i titoli altamente speculativi sono calati, invece, nell'intero comparto privato (banche, assicurazioni, fondi), ma "resta comunque enorme l'ammontare di titoli tossici: nelle banche il calo è stato di 14 miliardi e nelle assicurazioni di 1,2 miliardi; nelle aziende si è registrata una diminuzione di 552 milioni, mentre per quanto riguarda le singole famiglie c'è una riduzione di 28 milioni di euro.

LE CIFRE - In totale, la massa di derivati finanziari presenti in Italia è pari a "242 miliardi in calo di quasi 10 miliardi (-3%) rispetto ai 252 miliardi di fine 2015"- Secondo lo studio dell'associazione, basato su dati della Banca d'Italia, l'ammontare complessivo delle perdite potenziali derivati finanziari in Italia è passato dai 252,01 miliardi del 2015 ai 242,3 miliardi del 2016, con una contrazione di 9,6 miliardi (-3,83%). I dati si riferiscono alle passività sui bilanci, vale a dire le operazioni potenzialmente in perdita.

DIFFERENZA TRA PUBBLICO E PRIVATO - Netta divergenza tra il settore pubblico e quello privato. Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, i derivati in perdita sono cresciuti di 7,03 miliardi (+21,94%) da 32,05 miliardi a 39,09 miliardi: sono aumentati sia i derivati dello Stato centrale, passati da 30,9 miliardi a 37,8 miliardi con un incremento di 6,8 miliardi (+22,25%), sia i derivati degli enti locali, passati da 1,1 miliardi a 1,2 miliardi in crescita di 152 milioni (+13,37%). Per quanto riguarda i privati, si è invece registrata una diminuzione complessiva di 16,6 miliardi (-7,59%) da 219,9 miliardi a 203,2 miliardi.

TENDENZA PREOCCUPANTE -"Si tratta di un andamento che merita attenzione e pure qualche spiegazione da parte di chi ha in mano le chiavi della finanza statale e locale", commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci. "Quel che preoccupa, soprattutto, è la tendenza: dopo un periodo in cui erano state registrate diminuzioni dell'utilizzo della finanza derivata nello Stato, ora le perdite potenziali legate a quel tipo di operazioni tornano a crescere" aggiunge Pucci
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