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Istruzione e formazione, l'OCSE promuove l'Italia ma avverte: "Proseguire riforme"

Economia, Welfare
Istruzione e formazione, l'OCSE promuove l'Italia ma avverte: "Proseguire riforme"
(Teleborsa) - Una promozione condizionata quella dell'OCSE all'Italia su formazione e competenze dei lavoratori, che hanno registrato un evidente progresso, ma restano ancora lontane dalla media dei Paesi avanzati. Per l'organizzazione c'è ancora molto lavoro da fare per attuare le riforme.

Il rapporto OCSE sulla "National Skills Strategy", presentato oggi al Ministero dell'Economia dal Segretario Generale dell’OCSE Angel Gurría, segnala che un’attuazione piena ed efficace delle recenti riforme, in particolare il Jobs Act, la riforma della Buona Scuola e l’Industria 4.0, contribuendo a migliorare lo sviluppo delle competenze e a garantirne un loro miglior utilizzo in tutto il Paese, stimolerebbe la crescita economica in Italia.

"Le recenti riforme stanno iniziando a dare i loro frutti, con la creazione di oltre 850 mila nuovi posti di lavoro" ha detto Gurría, aggiungendo che "l’Italia deve adesso promuovere questa dinamica positiva assicurandosi che le scuole, le università e le aziende forniscano a tutti gli italiani, le competenze necessarie per riuscire nel lavoro e nella vita”.

"Le competenze devono essere al centro di una strategia di lungo termine per un paese maturo come l'Italia", ha replicato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan , assicurando che questa tematica è fondamentale "per la costruzione del programma della prossima legislatura".

LAVORO SI' MA DI BASSA QUALITA'

L'organizzazione con sede a Parigi avverte però che l'Italia incontra ancora maggiori difficoltà rispetto ad altre economie avanzate nell'attuare la transizione verso una società delle competenze prospera e dinamica. L’indagine sulle competenze degli adulti rivela infatti che oltre 13 milioni di adulti italiani, cioè il 40% della popolazione, hanno scarse competenze in matematica, lettura e scrittura.

Il rapporto sottolinea come l’Italia sia oggi incagliata in un “equilibrio di basse competenze” in cui la scarsa offerta di competenze è accompagnata da una scarsa domanda di competenze da parte delle imprese, in gran parte legata alla predominanza di PMI (85% delle imprese presenti). Anche le remunerazioni dei lavoratori, più legate alla durata del contratto che ai risultati, non incoraggiano i lavoratori a utilizzare a pieno le loro competenze al lavoro e a investire nell'apprendimento di nuove competenze.

Il divario tra domanda e offerta di competenze è molto elevato e diffuso. Circa il 6% dei lavoratori ha competenze inferiori a quelle richieste dal lavoro che svolgono il 21% ha qualifiche inferiori a quelle normalmente richieste. Allo stesso tempo, però, una percentuale non trascurabile della forza lavoro ha competenze superiori a quelle necessarie per svolgere le mansioni richieste (11.7%) o è sovraqualificato (18%). Inoltre, circa il 35% dei lavoratori svolgono la loro attività in settori che non corrispondono ai loro studi.

LA CARICA DEI NEET E LA CARENZA DI LAUREATI

Circa 1 giovane su 4 (tra i 15 e i 29 anni) non lavora, non studia né partecipa a un percorso di formazione (i cosiddetti NEET), la seconda proporzione più alta dell’OCSE.

Per l'OCSE sono necessari maggiori interventi per migliorare la qualità dell'insegnamento e colmare il divario dei risultati formativi tra le regioni, sottolinea il rapporto. L’azione volta ad aumentare l’accesso all'istruzione terziaria è fondamentale, soprattutto per gli studenti delle famiglie più disagiate: in Italia, la percentuale di giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni con un livello di istruzione universitario è solo del 20%, a fronte di una media OCSE del 30%.


ECCO COME PORVI RIMEDIO

Il rapporto, identifica poi le aree prioritarie di azione: aumentare gli investimenti nell’istruzione superiore e nella formazione professionale, creare un sistema di certificazione delle competenze più chiaro e trasparente, favorire la flessibilità al lavoro e promuovere la mobilità regionale. incoraggiare le aziende a investire e ad utilizzare formazione di alta qualità e stanziare maggiori risorse per i servizi pubblici per l’impiego.
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