Facebook Pixel
Milano 19-apr
33.922,16 +0,12%
Nasdaq 19-apr
17.037,65 -2,05%
Dow Jones 19-apr
37.986,4 +0,56%
Londra 19-apr
7.895,85 +0,24%
Francoforte 19-apr
17.737,36 -0,56%

Lavoratori autonomi: uno su quattro a rischio povertà

Lo sottolinea la CGIA di Mestre, mentre Confesercenti spiega che: dal 2008 ad oggi l'Italia ha perso circa 514 mila lavoratori in proprio ed altri professionisti

Economia, Welfare
Lavoratori autonomi: uno su quattro a rischio povertà
(Teleborsa) - Le famiglie che vivono grazie ad un reddito da lavoro autonomo sono quelle più a rischio povertà. Nel 2015, infatti, il 25,8% cento dei nuclei familiari di questa categoria è riuscita a vivere stentatamente al di sotto della soglia di rischio povertà calcolata dall'Istat. Praticamente una su quattro si è trovata in seria difficoltà economica. E' quanto sottolinea la CGIA di Mestre che spiega che addirittura il rischio è più alto per per i nuclei in cui il capofamiglia ha un reddito da lavoro autonomo che per quelli in cui si abbia come reddito principale la pensione, dove il rischio si ferma attestato al 21%. Non c'è da stare allegri, neanche per quelle famiglie che vivono con un stipendio/salario da lavoro dipendente il tasso di povertà va 15,5%.

In buona sostanza, i dati presentati dall'Ufficio studi della CGIA ci dicono che la crisi ha colpito soprattutto le famiglie del cosiddetto popolo delle partite IVA ovvero dei piccoli imprenditori, degli artigiani, dei commercianti, dei liberi professionisti e dei soci di cooperative. Il ceto medio produttivo, insomma, ha pagato più degli altri gli effetti negativi della crisi e ancora oggi fatica ad agganciare la ripresa.

Il reddito delle famiglie con fonte principale da lavoro autonomo ha subito in questi ultimi anni (2008-2014) una "sforbiciata" di oltre 6.500 euro (-15,4%), mentre quello dei dipendenti è rimasto quasi lo stesso (-0,3 per cento). In aumento, invece, il dato medio dei pensionati e di quelle famiglie che hanno potuto avvalersi dei sussidi (di disoccupazione, di invalidità e di istruzione) che sono stati erogati ai nuclei più in difficoltà (+8,7 per cento pari a +1.941 euro).

Che l'occupazione dipendente sia tornata a crescere, raggiungendo e superando i livelli registrati prima della recessione e i lavoratori indipendenti "continuino a sparire", lo rivela anche Confesercenti che dati alla mano spiega che: dal 2008 ad oggi l'Italia ha perso circa 514 mila tra commercianti, artigiani, lavoratori in proprio ed altri professionisti.

"Un calo dell'8,7% che annulla di fatto la ripresa registrata dai lavoratori dipendenti nello stesso periodo. Fino a qualche anno fa l'Italia era considerata il Paese dei piccoli imprenditori, ma forse, dopo dieci anni di crisi, non è più così".

E' "una crisi così forte da annullare gli ottimi progressi ottenuti sul fronte dell'occupazione dipendente", commenta il segretario generale Confesercenti, Mauro Bussoni, evidenziando "la mancanza di un piano di intervento per il loro rilancio occupazionale".




Condividi
```