(Teleborsa) - Nell'
Unione Europea ci sono
117,5 milioni di persone a rischio povertà, il
23,4% della popolazione totale.
E' quanto rileva l'Eurostat, spiegando che dopo tre anni di rialzi consecutivi (dal 2009 al 2012) che hanno portato la percentuale delle persone a rischio povertà o di esclusione sociale fino al 25%, il tasso ha ripreso lentamente a scendere arrivando al 23,4% nel 2016.
I
Paesi più con il più elevato rischio di povertà sono
Bulgaria (40,4%),
Romania (38,8%) e
Grecia (35,6%), quello con il rischio
più basso sono invece
Repubblica Ceca (13,3%),
Finlandia (16,6%),
Danimarca (16,7%) e
Olanda (16,8%).
L'
Italia ha un tasso di rischio povertà del
28,7%, sui livelli di Spagna, Irlanda e Portogallo, ma
primeggia su tutti gli altri Stati membri dell'UE quanto a
numero assoluto di persone a rischio povertà: 17,47 milioni, oltre due milioni e mezzo in più rispetto ai 15,08 milioni che si contavano nel 2008.
Il rischio di povertà è calcolato in base a
tre criteri: il
primo è quello di appartenere a un nucleo familiare con un reddito, inclusi i trasferimenti sociali, inferiore all'equivalente del 60% del reddito medio nazionale.
Il
secondo quello di subire "gravi deprivazioni", come la difficoltà a pagare rate e bollette, a scaldare adeguatamente l'abitazione, a mangiare carne, pesce o proteine equivalenti un giorno su due e a possedere alcuni beni come l'auto, la lavatrice, un cellulare o una TV a colori.
Il
terzo è quello di esser parte di un nucleo con intensità lavorativa molto bassa, con meno del 20% di ore lavorate rispetto al potenziale dell'ultimo anno