(Teleborsa) - Opening bell stonata a Wall Street. La Borsa più grande del mondo ha avviato le contrattazioni con il segno meno in scia ad una serie di fattori.
Tra questi, le
tensioni politiche in Spagna, i
deludenti dati sul PIL della Cina e l'
anniversario del cosiddetto "Black monday".
Nel 1987 si verificò il maggior crollo giornaliero della storia della finanza statunitense, con il Dow Jones che arrivò a perdere 508 punti in una sola sessione (pari al 23% del proprio valore). L'S&P500 arretrò invece del 20% con inevitabili ripercussioni sul resto dei mercati globali.
Oggi la situazione è ben diversa:
Wall Street sta inanellando una serie di record che hanno portato il Dow sopra la soglia psicologica dei 23 mila punti, spinto dalle
positive attese per le riforme promesse da Donald Trump. Molti investitori si chiedono tuttavia se e quanto questi ritmi siano sostenibili.
Di scarso aiuto la macroeconomia nonostante
il Philly Fed sia salito ai massimi di cinque mesi e
i sussidi alla disoccupazione siano scesi su livelli che non si vedevano dal marzo del 1973.
Di scarso aiuto anche il
Beige Book che si è limitato a dipingere un'economia in crescita tra i modesto e il moderato,
senza fornire anticipazioni sulle prossime mosse di politica monetaria della Federal Reserve.
Ad avere un certo peso potrebbero essere invece le
trimestrali. In focus
Adobe e
eBay che hanno già alzato il velo sui rispettivi bilanci.
Sulle prime battute il
Dow Jones arretra dello 0,28%, sulla stessa linea, lo
S&P-500 scambia sotto i livelli della vigilia a 2.552,61 punti. Sulla parità il
Nasdaq 100 (-0,13%); poco sotto la parità lo
S&P 100 (-0,33%).
Tra le migliori Blue Chip del Dow Jones, corre
Verizon Communication (+4,75%) grazie ai conti in linea con le attese. Le peggiori performance, invece, si registrano su
American Express, nonostante abbia
annunciato utili in crescita e migliori delle attese. Il titolo soffre probabilmente il
ritiro dello storico CEO Chenault.
Giù
Apple, in linea con i colossi tech.