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PIL, CSC: indicatori coerenti con crescita dell'1,5% nel 2017

Lo rileva il Centro Studi Confindustria (CSC) nella congiuntura flash di novembre, aggiungendo che resta probabile il rialzo delle stime per il 2018

Economia
PIL, CSC: indicatori coerenti con crescita dell'1,5% nel 2017
(Teleborsa) - Per l’Italia gli indicatori disponibili sono coerenti con una variazione del PIL dell’1,5% nel 2017 nonostante la debolezza del fatturato dei servizi. Lo rileva il Centro Studi Confindustria (CSC) nella congiuntura flash di novembre, aggiungendo che resta probabile il rialzo delle stime per il 2018.



L’export è in espansione principalmente grazie alle vendite extra-Euro area. L’attività industriale ha un abbrivio molto positivo nel 4° trimestre e gli investimenti mostrano un elevato slancio. Tuttavia, il credito bancario rimane una zavorra: la dinamica annua dei prestiti alle imprese è peggiorata. Continua il buon andamento dell’occupazione e sostiene l’ottimismo e il reddito delle famiglie, alimentando i consumi che hanno un passo coerente con il reddito disponibile reale.

L’anticipatore OCSE suggerisce una dinamica italiana più sostenuta all’inizio del 2018. Con uno scenario internazionale così favorevole e con la pronta reazione delle imprese agli stimoli esterni e interni, saranno decisive le scelte fatte dopo il voto politico per chiudere il divario di crescita italiano con il resto dell’Area euro.

Proseguono a ritmi alti crescita e commercio mondiali. I dati qualitativi di fiducia e ordini continuano ad anticipare miglioramenti diffusi e sincronizzati in tutte le economie avanzate e gli indicatori anticipatori prospettano più slancio nel 2018 anche per gli emergenti.

L’Area euro chiude il 2017 con la crescita annua più alta dell’ultimo decennio, negli USA la disoccupazione è la più bassa dal 2000, in Giappone la ripresa si è consolidata ed estesa a tutte le componenti della domanda.

Nei BRIC l’export e l’aumento dei prezzi delle materie prime trainano la crescita; in Cina anche la domanda interna. Due elementi gettano ombre su questo quadro congiunturale molto positivo. Il primo è l’aumentata incertezza politica sulle sponde dell’Atlantico: in USA restano indeterminati tempi di approvazione e dimensioni della riforma fiscale; in UK il Governo May è sempre più debole; in Germania, culla finora della stabilità, si sta tentando di evitare il ricorso a nuove elezioni entro marzo.

Il secondo rischio è la turbolenza nei mercati finanziari derivante dai percorsi di normalizzazione della FED e della BCE, per ora ben scongiurata dai banchieri centrali, e gli alti debiti, pubblici e privati.
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