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Il settore IT vale il 3,7% del PIL italiano

Il comparto guida la trasformazione digitale dell'Italia

Economia
Il settore IT vale il 3,7% del PIL italiano
(Teleborsa) - In Italia l’Information Technology è un settore strategico che contribuisce in modo rilevante al PIL con il 3,7% del valore aggiunto. È caratterizzato da una elevata produttività e dal fatto di occupare in prevalenza giovani in buona parte laureati.

"Il settore IT è uscito dalla crisi 2008 -2014 grazie a un processo di trasformazione evolutiva che ha generato grandi potenzialità innovative ed elevate competenze, cruciali per sostenere la digitalizzazione del Paese. Soffriamo ancora dalla presenza di una miriade di piccole aziende le quali hanno avuto difficoltà ad investire durante la crisi e soffriamo ancora di una cronica sottovalutazione dei prezzi dei servizi il cui acquisto è tutt'oggi prevalentemente basato su gare al massimo ribasso" - ha commentato
Stefano Pileri, presidente Anitec-Assinform alla presentazione a Roma dello studio "Il settore IT in Italia" condotto da Anitec-Assinform in collaborazione con Istat e NetConsulting cube -. "La frammentarietà delle Aziende IT costituisce un punto di debolezza strutturale che dobbiamo davvero superare attuando politiche industriali di consolidamento e di capitalizzazione che spingano le PMI a effettuare un salto di crescita dimensionale. A tale scopo sono utili i modelli di filiera territoriali".

Il settore dell'information technology conta più di 87 mila aziende e 430 mila addetti (pari al 2% delle imprese e al 2,7% degli occupati in Italia), per un valore aggiunto prodotto pari al 3,7% del PIL. Lo studio rileva l'alta diffusione di imprese "giovani": 6 su 10 non hanno più di 10 anni, con punte nel comparto dei servizi. Quasi il 60% di valore aggiunto viene da imprese che ha meno di 16 anni. Altro elemento caratterizzante il settore è l'impiego stabile di personale giovane e qualificato: i lavoratori si addensano nella fascia 30-49 anni, 1 su 4 (1 su 3 nel software) ha una laurea (8 su 100 nell'economia) e più di 9 su 10 hanno contratti a tempo indeterminato (quasi 8 su 10 a livello nazionale).


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