(Teleborsa) -
Il 2017 è stato un altro anno favorevole per l'Oro dopo la grande crisi vissuta fra il 2013 ed il 2015, quando i prezzi erano crollati dai precedenti record storici. L'anno chiude con una
performance di +12% e prezzi attorno ai 1.290 dollari rispetto ai circa 1.150 dollari di inizio anno. Un bilancio più o meno in linea con quello dell'anno prima e che ha fatto apprezzare il metallo del 25-30% nell'arco di un biennio.
Una crescita faticosa per il gold, che è stato sospinto da fattori contrastanti, verso il basso e verso l'alto, a seconda del mutamento di sentiment del mercato.
Ma quali sono stati i fattori che hanno mosso l'oro? Ce lo spiega un report della GFMS, divisione di ricerca di
Thomson Reuters.
Bene l'economia, male l'oro
Il principale fattore ribassista sull'oro è la ripresa economica, che si è nettamente affermata nel corso del 2017, non sono nei cosiddetti Emergenti, ma anche in economie più mature come l'Europa, il Giappone e gli stati Uniti. Una crescita economica più forte si traduce infatti in una
politica più restrittiva delle banche centrali, che stanno ritirando i piani QE e gradualmente rialzando i tassi.
La prima a farlo è stata la
Federal Reserve, che nel corso del 2017 ha
ritoccato al rialzo i tassi per tre volte ed altrettante volte lo farà nel 2018, sotto la guida del nuovo Presidente già indicato
Jerome Powell. Ciò ha prodotto un
apprezzamento del dollaro, che ha certamente esercitato pressioni al ribasso sull'oro, asset denominato in dollari.
Altro elemento negativo per l'oro è costituito dalla bassa inflazione, che ha frenato la domanda di oro con finalità di riserva di valore. Normalmente, una inflazione elevata innesca una maggiore richiesta di oro, grazie alla maggior tenuta del suo valore rispetto alle altre attività finanziarie, mentre al contrario con un'inflazione bassa la domanda con queste finalità scema.
Domanda in ripresa e rischi geopolitici tengono a galla l'oro
Nonostante la serie di fattori negativi, l'oro è riuscito a contrastare i venti contrari e mettere a segno una performance positiva per il secondo anno consecutivo. I motivi sono innanzi tutto fondamentali, la
ripresa della domanda e la riduzione dell'offerta globale, anche se l'Asia, il più grande mercato mondiale per l'oro, è ancora molto lontana dai fantastici anni del boom.
L'altro fattore trainante è rappresentato dai
rischi geopolitici, amplificatisi con le
continue minacce della Corea del Nord e con i relativi botta e risposta a distanza fra il Presidente USA Donald Trump ed il leader nordcoreano Kim Jong-un. Ma a questo elemento si sono poi aggiunti
disordini politici di ogni genere, a cominciare dalle proteste anti regime in Iran. Fattori in grado di rendere il futuro più nebuloso ed alimentare la
domanda di oro quale bene rifugio.
L'ultimo fattore che influenza l'oro è costituito dai
record del mercato azionario che, distraendo gli investimenti dal metallo per gran parte del 2017, hanno poi costituito un motivo in più per acquistare oro, in
previsione dello scoppio di una nuova bolla speculativa, anche per effetto delle distorsioni prodotte dalla riforma fiscale di Donald Trump.
Come sarà il 2018?
L'anno appena iniziato
potebbe essere ancora positivo per il Gold, che si avvantaggerà di una
domanda in costante ripresa, anche dall'Asia, e del forte
interesse per gli ETF.
In più, le
tensioni geopolitiche continueranno a sostenere i prezzi del bene rifugio per eccellenza, mentre il principale
fattore ribassista sarà costituito dalla politica monetaria. La Fed alzerà i tassi altre tre volte quest'anno, in base alle attuali previsioni, ma
giocherà un ruolo fondamentale anche la riforma fiscale di Trump, che potrebbe russiscaltare l'economia ed l'inflaizone, inducendo la banca centrale USA ad essere più aggressiva.
Incerto l'impatto dell'andamento dei mercati azionari, che solitamente distraggono gli investimenti in oro, e qui bisognerà vedere se la correzione ci sarà e quanto pronunciata, per capire la reale portata e l'impatto sul metallo.