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Quote latte, la Corte di giustizia UE giudica l'Italia inadempiente

Per non avere garantito l’effettiva ripartizione del prelievo supplementare tra i produttori che hanno effettuato una sovrapproduzione rispetto alle quote individuali di riferimento

Agroalimentare, Economia
Quote latte, la Corte di giustizia UE giudica l'Italia inadempiente
(Teleborsa) - L'Italia è inadempiente sulle quote latte. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell'Unione Europea, specificando che il nostro Paese non ha fatto in modo che il prelievo supplementare fosse a carico degli effettivi responsabili della sovrapproduzione tra il 1995 e il 2009.



Ogni anno, dal 1995 al 2009, l'Italia ha superato la quota nazionale e lo Stato italiano ha versato alla Commissione gli importi del prelievo supplementare dovuti per il periodo in questione (2 miliardi e 305 milioni di EUR). Tuttavia, nonostante le ripetute richieste della Commissione, risulta per la Commissione evidente che le autorità italiane non hanno preso le misure opportune per recuperare il prelievo dovuto dai singoli produttori e caseifici.

La Commissione stima che, dell'importo complessivo di 2,305 miliardi di euro, circa 1,752 miliardi di euro non siano ancora stati rimborsati dai singoli produttori che hanno materialmente commesso le violazioni. Parte di questo importo sembra considerato perso o rientra in un piano a tappe di 14 anni, ma la Commissione stima che restino ancora da recuperare dai produttori ben 1,343 miliardi di EUR (fonte: Comunicato stampa della Commissione europea del 26 febbraio 2015).

Ciò compromette il regime delle quote e crea distorsioni della concorrenza nei confronti dei produttori che hanno rispettato le quote e di quelli che hanno preso provvedimenti per pagare gli importi individuali del prelievo supplementare. Come sottolineato dalla Corte dei conti italiana, questa situazione è iniqua anche nei confronti dei contribuenti italiani.

Inoltre, la Corte osserva che non viene rimproverato in questa sede all'Italia il mancato recupero in sé (obbligazione di risultato) ma il non avere predisposto, in un lungo arco temporale (oltre 12 anni), i mezzi legislativi ed amministrativi idonei ad assicurare il regolare recupero del prelievo supplementare dai produttori responsabili della sovrapproduzione.

A seguito di tale sentenza, l’Italia si dovrà uniformare alle indicazioni della Corte, esponendosi, in caso di inottemperanza, ad una nuova causa da parte della Commissione. Tale eventuale seconda causa di inadempimento potrebbe comportare una condanna del nostro Paese al pagamento di penali.
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