Facebook Pixel
Milano 17:35
33.922,16 +0,12%
Nasdaq 18:23
17.090,4 -1,75%
Dow Jones 18:23
37.864 +0,23%
Londra 17:35
7.895,85 +0,24%
Francoforte 17:35
17.737,36 -0,56%

Pasta e riso, scatta l'obbligo di indicare l'origine in etichetta

Il provvedimento scatta il 16 febbraio per il riso, il 17 febbraio per la pasta. Lo prevedono due decreti

Economia
Pasta e riso, scatta l'obbligo di indicare l'origine in etichetta
(Teleborsa) - Tra pochi giorni i consumatori italiani sapranno se pasta e riso finiti sulla propria tavola provengono dall'estero.

A partire dal 16 febbraio, infatti, le confezioni di riso dovranno riportare in etichetta le diciture "Paese di coltivazione del riso", "Paese di lavorazione" e "Paese di confezionamento". Qualora le fasi di coltivazione, lavorazione e confezionamento del riso avvengano nello stesso Paese, può essere recata in etichetta la dicitura "origine del riso", seguita dal nome del Paese. In caso di riso coltivato o lavorato in più Paesi, possono essere utilizzate le diciture "UE", "non UE", ed "UE e non UE".

Un altro decreto prevede invece che a partire dal 17 febbraio le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicato in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura; se proviene o è stato molito in più paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: paesi UE, paesi NON UE, paesi UE E NON UE. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: "Italia e altri Paesi UE e/o non UE".

Si tratta di un importante traguardo per i consumatori - un pacco di pasta su 3 è straniero, il 25% del riso arriva dall'estero - ma anche per i tanti agricoltori scesi in piazza per difendere il Granaio Italia contro l’invasione di prodotto straniero, spesso di bassa qualità e trattato con sostanze vietate in Italia, e le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione, con una drastica riduzione delle semine e il rischio di abbandono per un territorio di 2 milioni di ettari coltivati situati spesso in aree marginali, come spiega Coldiretti.

L’etichetta darà ossigeno anche ai risicoltori italiani, assediati dagli arrivi di prodotto straniero spesso favorito dal regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi Meno Avanzati (accordo EBA), che prevede la possibilità di esportare verso l’Unione Europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero. Ciò ha causato una vera e propria invasione di prodotto dai paesi asiatici, da dove proviene ormai la metà del riso importato. Il risultato – sottolinea la Coldiretti – è che un pacco di riso su quattro venduto in contiene prodotto straniero con le quotazioni del riso italiano per gli agricoltori sono crollate dal 58% per l’Arborio e il Carnaroli al 37% per il Vialone nano, senza peraltro avere effetti sui prezzi al consumo.
Condividi
```