(Teleborsa) -
L'Italia resta uno dei Paesi con i maggiori livelli di incidenza di crediti deteriorati in seno alle banche, anche se risulta uno degli Stati dove questa voce è maggiormente diminuita.
Lo rileva il
meccanismo unico di Vigilanza della Banca Centrale Europea nel suo
rapporto annuale, dove si ribadisce la necessità di un "approccio comprensivo" sulla questione dei
Non performing loans (NPL).
L'Eurotower ha inoltre sottolineato l'importanza di
interventi a più livelli che coinvolgano la vigilanza e di r
iforme a carattere giuridico e giudiziario, oltre alla necessità di
sviluppare mercati secondari per le attività deteriorate.
Nell'Area Euro la quota di crediti deteriorati continua a mostrare significative differenze tra Paese e Paese, osserva la BCE. Nel
secondo trimestre del 2017 le
quote più significative di crediti deteriorati sono state riscontrate presso gli enti significativi di
Grecia e
Cipro, con medie ponderate rispettivamente del 46,6 e del 34%, seguiti dagli enti significativi
portoghesi, la cui quota di crediti deteriorati era pari al 18,1%.
Quarta è stata l'
Irlanda con il 12,2% e l'
Italia risulta quinta con un 11,8%.
Guardando all'ammontare assoluto di NPL la Penisola risulta invece prima con 196 miliardi di euro, seguita da
Francia (138 miliardi),
Spagna (112 miliardi) e
Grecia (106 miliardi).
Analizzando l'andamento tendenziale la quota di crediti deteriorati degli enti significativi
è diminuita in maniera rilevante nel periodo di riferimento:
Cipro (-6,3 punti percentuali),
Irlanda (-5,6 punti percentuali),
Italia (-4,4 punti percentuali) e
Slovenia (-3,2 punti percentuali).