(Teleborsa) - Il reddito di cittadinanza coprirebbe una platea più ampia rispetto al reddito di inclusione (Rei), partito a gennaio, e garantirebbe un beneficio "molto più elevato" fino a 780 euro mensili per un single contro i 188 euro del Rei. Tuttavia comporterebbe uno "spreco ingente" di risorse pubbliche e
rischierebbe di disincentivare la ricerca di lavoro.
Lo sostiene il
Centro Studi di Confindustria (CSC), secondo cui sarebbe sbagliato "affrettarsi a sostituire" uno strumento appena partito e significherebbe
creare incertezza e allungare i tempi di implementazione.
I tecnici dell'associazione di viale dell'Astronomia ritengono "
più opportuno darsi il tempo per condurre una seria valutazione, specie delle modalità di attivazione al lavoro, e nel frattempo indirizzare le risorse per aumentare platea e beneficio" del Rei.
In Italia - ricorda il Centro Studi -
la povertà è cresciuta molto con la crisi: ci sono 1,6 milioni di famiglie in povertà assoluta per un totale di quasi 5 milioni di individui. L'indigenza è legata a doppio filo alla "bassa partecipazione al mercato del lavoro".
Con l'avvio da gennaio, del Rei, l'Italia si è dotata di uno strumento universale di contrasto alla povertà su scala nazionale. Tuttavia, è partito con scarsi finanziamenti (2,1 miliardi di euro nel 2018) e si stima che potrà coprire solo la metà della platea.