(Teleborsa) - Il
numero complessivo di sottoscrittori di fondi comuni italiani a fine 2017 si attesta a 7,2 milioni, oltre 500 mila in più rispetto all'anno precedente. E' quanto emerge dal più recente Quaderno di Ricerca di
Assogestioni.Lo studio permette di tracciare un identikit dell'investitore in fondi comuni italiani:
è uomo (ma il divario con la presenza femminile è sempre più ristretto),
ha 59 anni, risiede nel Nord Italia e investe in media 31.200 euro.
"L'aumento dei sottoscrittori è da ricondurre principalmente al successo registrato dai
Piani Individuali di Risparmio (PIR) nell'anno del loro debutto sul mercato - spiega
Alessandro Rota -, direttore dell’Ufficio Studi dell’Associazione. Secondo la nostra analisi, inf
atti, gli italiani che investono in fondi domestici PIR compliant sono più di 690 mila, circa 800 mila includendo i fondi esteri. Per la metà si tratta di investitori che si affidano per la prima volta ai prodotti di gestione collettiva. Questi numeri superano di parecchio le previsioni governative e testimoniano il notevole successo che questo prodotto ha riscosso presso un’importante fetta di investitori".
La distribuzione del patrimonio mostra un'elevata concentrazione, simile a quella della ricchezza totale delle famiglie italiane – spiega
Rota - il primo 10% di individui per importo investito detiene la metà del patrimonio complessivo e
metà dei sottoscrittori investe più di 14.400 euro, valore che rappresenta il patrimonio mediano".
"Struttura e dinamica della domanda - continua
Rota - raccontano di un profilo anagrafico dei sottoscrittori caratterizzato da un trend di riequilibrio tra i generi,
con le donne che oggi arrivano a rappresentare il 47% dei risparmiatori, e di un mercato dove la fascia 46-65 anni d'età pesa per il 40%".
Lo studio analizza anche la distribuzione per area geografica di residenza.
Il 65% circa degli investitori risiede al Nord,
il 18% nel Centro e il restante 17% nel Sud e nelle Isole. I
livelli di partecipazione regionale più alti si registrano in Emilia-Romagna (19,2%),
Lombardia (17,5%) e
Piemonte (17,1%); valori che calano gradualmente andando verso Sud. Secondo
Rota, "questa dinamica riflette la difformità della ripartizione della ricchezza che è storicamente maggiore nelle regioni del Nord Italia".
L’analisi dei dati relativi alle tipologie di fondi più presenti nei portafogli dei sottoscrittori indica che
il 36,4% di essi concentra i propri investimenti sui fondi flessibili. Seguono quelli nei
comparti obbligazionari (28,1%),
bilanciati (10,9%) e
azionari (6,9%). “Gli investimenti nelle diverse asset class risentono degli sviluppi dell’offerta – spiega il direttore dell’Ufficio Studi – Nell'ultimo anno si registra, in particolare,
una dinamica dovuta all'introduzione dei PIR che ha portato a un raddoppio della quota di sottoscrittori che investono prevalentemente in fondi bilanciati".
La modalità di investimento preferita dal 68% degli investitori è il versamento unico (Pic). Negli ultimi anni, tuttavia, aumenta la quota (20%) di coloro che hanno fatto ricorso in via esclusiva ai piani di accumulo (Pac). "Il Pac è la modalità di sottoscrizione più diffusa tra i giovani che possono investire in fondi comuni anche con somme molto piccole - sottolinea
Rota -
Si tratta, infatti, dell'opzione preferita dalla metà degli investitori con meno di 35 anni"
Relativamente ai fondi
PIR compliant, il patrimonio mediamente detenuto dai sottoscrittori di questi prodotti è pari a 13.670 euro. La metà di essi ha investito più di 10.000 euro e il 17% ha sottoscritto un ammontare intorno ai 30.000 euro, cifra massima consentita annualmente per poter beneficiare dell’agevolazione fiscale.