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Buona Scuola, addio alla "chiamata diretta"

Il sistema dava la possibilità ai presidi di nominare direttamente gli insegnanti

Economia, Politica, Scuola
Buona Scuola, addio alla "chiamata diretta"
(Teleborsa) - Crolla una delle "linee guida" principali della legge 107 del 2015, la riforma scolastica voluta da Matteo Renzi meglio conosciuta come "Buona Scuola". Ieri 26 giugno ne è di fatto iniziato lo smantellamento, promosso da Lega e Movimento 5 stelle in campagna elettorale, con l'abolizione della "chiamata diretta" dei presidi.

Il sistema della chiamata diretta ha, fin dai suoi albori, sempre creato forti polemiche. Ai sindacati non andava giù l'arbitrarietà mediante la quale un preside, in tempi e modalità stabilite, avrebbe potuto "scegliere" personalmente l'insegnante "più adatto" alla propria scuola.

I sindacati, insieme al neo ministro dell'Istruzione Marco Bussetti, hanno firmato un accordo transitorio che prevede i criteri che saranno seguiti nell'assegnazione delle cattedre. Esprimendo soddisfazione, le sigle sindacali della scuola parlano di "atto che rende oggettivo e non discrezionale l'arruolamento degli insegnanti".

Di diverso avviso l'Associazione nazionale dei presidi italiani. "Se non vogliamo un miglioramento della qualità del servizio basta esserne consapevoli, ma, probabilmente, il MIUR non ha compreso che l’istituto della chiamata diretta aumentava la qualità del servizio" ha dichiarato mediante una nota il presidente Antonello Giannelli.

Il giovane sindacato dalla scuola Anief da parte sua plaude alla decisione di cancellare la chiamata diretta degli insegnanti. Anief, infatti ha sempre respinto la sua introduzione, ritenendola incostituzionale, oltre che inagibile dal punto di vista pratico. Il sindacato, oltre alla battaglia legale, ha infatti chiesto anche in Parlamento la sua abolizione, pure attraverso un preciso emendamento alla Legge sulla Buona Scuola da introdurre nell'ultima Legge di Stabilità.
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