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Italiani Inter(net)dipendenti senza conoscenze sulla privacy e ostili verso il falso

Presentati i risultati del 4° rapporto Agi-Censis: “L’insostenibile leggerezza dell’essere digitale nella società della conversazione”

Economia, Scienza e tecnologia
Italiani Inter(net)dipendenti senza conoscenze sulla privacy e ostili verso il falso
(Teleborsa) - Gli italiani sono Inter(net)dipendenti. Lo dice il 4° rapporto Agi-Censis intitolato “L’insostenibile leggerezza dell’essere digitale nella società della conversazione” e realizzato nell'ambito del programma pluriennale “Diario dell’Innovazione” della Fondazione Cotec, che indaga la reazione degli italiani di fronte ai processi innovativi.

Dalla ricerca è emerso che Internet appare come un'esperienza sempre più intensa e totalizzante: la maggior parte degli utenti è ben consapevole dei lunghi periodi in rete, ma pochi fanno qualcosa per limitarsi. Il 22,7% ha spesso la sensazione che Internet gli induca una sorta di dipendenza. L’11,7% vive con ansia l’eventuale impossibilità di connettersi. L’11,2% entra spesso in collisione con i propri familiari per l’uso della rete. Ma se il 60,7% degli utenti dichiara di aver riflettuto sull'uso eccessivo di Internet, solo il 28,6% è intervenuto concretamente con dei correttivi o delle regole di autolimitazione.

Dove e quando? La gran parte degli utenti (e in modo particolare i giovani adulti) si collega anche la sera tardi e di primo mattino. Il 61,7% utilizza i dispositivi anche a letto (tra i giovani si arriva al 79,7%). Il 34,1% usa lo smartphone a tavola (ma i giovani sono il 49,7%).

La preoccupazione riguardo agli aspetti legati alla privacy è importante ma non si tramuta in azione: tutti sono tracciabili, identificabili e raggiungibili, ma "non importa" sebbene vi sia diffidenza nei confronti della gestione dei dati da parte di social network e motori di ricerca. Gli italiani infatti pensano che sia "prezzo inevitabile della rete globale".

Il nuovo regolamento europeo per l’acquisizione e gestione dei dati (GDPR) non scalda i cuori: il 40,6% degli intervistati non lo ritiene fondamentale perché “anche prima era possibile effettuare scelte precise in materia di privacy”. Un ulteriore 31,6% dichiara di non conoscerlo e di non essere comunque interessato alla cosa.

Intransigenza invece verso tutto ciò che è falso: il motto è "in rete, ma senza barare". La diffusione delle fake news, i finti account, le false identità, i comportamenti scorretti protetti dall'anonimato infastidiscono la maggior parte degli utenti. Prova ne è che il 76,8% sarebbe favorevole all'introduzione dell’obbligo di fornire un documento di identità all'atto di iscriversi ad un social network.

"Per la prima volta emerge il fatto che i dati personali raccolti dalle piattaforme tecnologiche sono un valore che va tutelato", commenta il Direttore di Agi Riccardo Luna, parlando di "segnali di una età della responsabilità digitale", e della rete come "arma di costruzione di massa".

Secondo il Segretario Generale del Censis Giorgio De Rita "dai dati della ricerca emerge che la società digitale è, specie in Italia, ancora una promessa, uno sguardo sul futuro sul quale interrogarci e sul quale intervenire. Se non interveniamo o se non interveniamo tutti insieme, guardando i nuovi argini per quello che sono e non per quello che ci piacerebbe vedere, e se non creiamo le condizioni per la formazione di nuove competenze e nuove opportunità rischiamo che in larga misura diventi una promessa non mantenuta”.
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