(Teleborsa) -
Sergio Marchionne non è più l’amministratore delegato di
Fiat Chrysler. Le sue
condizioni di salute, che si sono improvvisamente aggravate, non glielo permettono. Nato a Chieti, 66 anni fa,
Marchionne ha guidato il settimo gruppo automobilistico mondiale per ben
14 anni.
L'ha presa Fiat, la lascia Fca. Un nome, il suo,
legato a doppio filo a quello della casa torinese, oggi azienda italo-statunitense di diritto olandese.
CONDIZIONI PEGGIORATE, NON POTRA' PIU' RIPRENDERE L'ATTIVITA' LAVORATIVA - Un' accelerazione improvvisa resa necessaria dal repentino peggioramento delle condizioni di
Marchionne che hanno indotto
Elkann a convocare d'urgenza al Lingotto, nel pomeriggio di ieri, un board straordinario
per nominare il successore. LE INDISCREZIONI: MARCHIONNE IN COMA? - In un comunicato stampa, giunto nella tarda serata, Fca ha affermato
"con profonda tristezza" che "
in settimana sono sopraggiunte complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore. Per questi motivi "Marchionne non potrà riprendere la sua attività lavorativa". L’ex ad era stato operato a
fine giugno alla spalla destra e da allora è ricoverato in
una clinica di Zurigo. Secondo alcune indiscrezioni che stanno circolando da ore e sempre con maggior insistenza,
il manager, malato di t
umore ai polmoni, sarebbe addirittura in coma. ELKANN: "LEADER ILLUMINATO, HA SEMPRE FATTO LA DIFFERENZA" - Il primo a parlare è stato John Elkann, presidente di Fca,
"Sono profondamente addolorato per le condizioni di Sergio. Si tratta di una situazione impensabile fino a poche ore fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizia. Il mio primo pensiero va a Sergio e alla sua famiglia". Lo ha detto in una nota ufficiale.
"Quello che mi ha colpito di Sergio fin dall'inizio, quando ci incontrammo per parlare della possibilità che venisse a lavorare per il gruppo, più ancora delle sue capacità manageriali e di una intelligenza fuori dal comune, furono le sue qualità umane, la sua generosità e il suo modo di capire le persone - ricorda Elkann - Negli ultimi 14 anni, abbiamo vissuto insieme successi e difficoltà, crisi interne ed esterne, ma anche momenti unici e irripetibili, sia dal punto di vista personale che professionale"."UN MENTORE, UN AMICO"-
"Per tanti Sergio è stato un leader illuminato, un punto di riferimento ineguagliabile - prosegue Elkann - Per me è stato una persona con cui confrontarsi e di cui fidarsi,
un mentore e soprattutto un amico". Marchionne, prosegue Elkann,
"ci ha insegnato a pensare diversamente e ad avere il coraggio di cambiare, spesso anche in modo non convenzionale, agendo sempre con senso di responsabilità per le aziende e per le persone che ci lavorano".
"Ci ha insegnato che l'unica domanda che vale davvero la pensa farsi, alla fine di ogni giornata, è se siamo stati in grado di cambiare qualcosa in meglio, se siamo stati capaci di fare una differenza - ha ricordato ancora -
E Sergio ha sempre fatto la differenza, dovunque si sia trovato a lavorare e nella vita di così tante persone. Oggi, quella differenza continua a farla la cultura che ha introdotto in tutte le aziende che ha gestito e ne è diventata parte integrante". "Le transizioni che abbiamo appena annunciato, anche se dal punto di vista personale non saranno prive di dolore, ci permettono di garantire alle nostre aziende la massima continuità possibile e preservarne la cultura - ha concluso Elkann - Per me è stato un privilegio poter avere Sergio al mio fianco per tutti questi anni. Chiedo a tutti di comprendere l'attuale situazione, rispettando la privacy di Sergio e delle persone che gli sono più vicine".L'ULTIMA USCITA IL 26 GIUGNO - Il manager non compariva in pubblico dallo scorso 26 giugno, quando consegnò una Jeep all'Arma dei Carabinieri: in quell'occasione a molti era parso gonfio e col respiro affannato, infatti, era molto atteso l'appuntamento con la trimestrale fissata per mercoledì prossimo. Si sapeva che avrebbe lasciato il timone ma la papabile data era fissata per la
primavera 2019. INIZIA UFFICIALMENTE IL DOPO MARCHIONNE - Termina, dunque, con i drammatici Cda, convocati d'urgenza, che hanno consegnato
le chiavi di Fca a Manley e quelle di Ferrari a Camilleri, l'era di
Sergio Marchionne dopo oltre un decennio segnato anche da
scelte impopolari e rotture nelle tradizionali relazioni industriali e sindacali. IL "MANAGER COL MAGLIONE" TRA PRAGMATISMO E SIMBOLISMO - Del resto, come lui stesso ha sempre detto,
"comandare è sostanzialmente essere soli". Il
maglione, un chiarissimo vezzo il suo, sicuramente simbolico, non fine a se stesso. Ci aveva rinunciato però all'inizio di
giugno per annunciare l'azzeramento del debito quando l'ad si era presentato con la
cravatta percorrendo la via simbolica dell'eleganza: "
Una cravatta ben annodata è il primo passo serio nella vita, ha detto tempo fa Oscar Wilde. Se applichiamo la massima a Fca, possiamo dire che ci siamo presi sul serio", aveva affermato.
CHI E' MARCHIONNE - Nato in provincia, a Chieti in Abruzzo, doppia nazionalità, canadese e italiana, diventa dottore commercialista dall’85 e procuratore legale e avvocato, nella regione dell’Ontario, due anni dopo, nell’87. I suoi inizi li ricorda così nella biografia del giornalista Giorgio Dell’Arti:
"Quando ho iniziato l’università, in Canada, ho scelto filosofia. L’ho fatto semplicemente perché sentivo che, in quel momento, era una cosa importante per me. Poi ho continuato studiando tutt’altro e ho fatto prima il commercialista, poi l’avvocato. E ho seguito tante altre strade, passando per la finanza, prima di arrivare a occuparmi di imballaggi, poi di alluminio, di chimica, di biotecnologia, di servizi e oggi di automobili. Non so se la filosofia mi abbia reso un avvocato migliore o mi renda un amministratore delegato migliore. Ma mi ha aperto gli occhi, ha aperto la mia mente ad altro". LA SVOLTA NEGLI ANNI DUEMILA - La svolta arriva nel
2002, quando diventa a.d. di Sgs a Ginevra, a notarlo è l'avvocato Umberto Agnelli, che lo coopta nel Cda di Fiat nel 2003.
Il primo giugno 2004 da semi sconosciuto è chiamato a gestire la Fiat. Accanto a lui il presidente Luca Cordero di Montezemolo e il vice John Elkann.
"Fiat ce la farà. Il concetto di squadra è la base su cui creerò la nuova organizzazione; prometto che lavorerò duro, senza polemiche e interessi politici", aveva esordito così.
Un momento difficilissimo. Il bilancio
2003, infatti, si era chiuso con un rosso di
2 miliardi e il Lingotto vedeva da molto vicino l'orlo del baratro. Da un punto di vista finanziario i primi successi del manager arrivano con la rottura dell'alleanza con Gm, che impediva l'acquisto di Fiat Auto da parte della casa americana, e l'accordo con le banche sul convertendo da 3 miliardi di euro, grazie al quale gli
Agnelli mantenevano il controllo. Nel 2006, durante la presentazione dei conti, Marchionne fa professione di ottimismo e parla di una Fiat uscita dall'emergenza e,
a luglio 2007, la nuova 500 presentata con una grande festa a Torino sancisce la rinascita.
IL COLPO DI CODA:
DA FIAT A FCA - Poi la crisi del
2008 costringe il Lingotto a modificare i piani con un sostanzioso ricorso alla cassa integrazione.
"Il 2009 - confesserà Marchionne - sarà l'anno più difficile della mia vita perchè sono state spazzate via le condizioni sulle quali avevamo definito i nostri programmi". Ma il 2009 è anche l'anno in cui piazza il colpo di coda, con l'acquisizione della statunitense
Chrysler, fallita l'anno prima.
Cambia il nome, da Fiat a Fca, il domicilio fiscale passa a Londra, la sede legale trasferita dopo 115 anni da Torino ad Amsterdam. Una scelta che fece discutere. E non poco.
CAPITOLO FERRARI - Altra data cruciale è il 2014 quando diventa
presidente di Ferrari subentrando a
Luca Cordero di Montezemolo dando via al processo di spin-off del Cavallino da Fca completato a inizio 2016 con la quotazione a Wall Street, dove il manager aveva portato già Fiat Chrysler nel 2014.
Una mossa azzeccata. Al momento della quotazione, infatti, gli analisti assegnavano un valore al
Cavallino tra i 5 e gli 8 miliardi di euro, mentre oggi la
rossa capitalizza oltre
22 miliardi di euro. LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI - Di
Marchionne non si può certo dire che è uno che non abbia saputo rubare la scena, in un modo o nell'altro. Lo ha fatto persino nel giorno
dell'addio. Un personaggio che ha sicuramente diviso, tra quanti gli riconoscono non pochi
meriti e chi, invece, fa pendere l'ago della bilancia dalle parte delle
scelte impopolari. Una
impopolarità comunque consapevole della quale
Marchionne non ha avuto paura ma che, per molti, ha addirittura voluto e studiato a tavolino. I numeri sono dalla sua:
non ha realizzato tutto quanto si era prefissato, ma le cifre dicono che ha preso il timone di una Fiat con ricavi pari a
47 miliardi di euro e un indebitamento di
500 milioni. Il bilancio
2017, vede ricavi per 110,9 miliardi di euro, profitti per 3,51 miliardi e un indebitamento netto che a metà 2018
è azzerato.
IL FUTURO SI CHIAMA MIKE MANLEY: CHE SUCCEDERA' ORA? - Si chiude dunque la lunga storia targata
Marchionne, adesso il
futuro si chiama
Mike Manley, numero uno di
Jeep, da molti considerato
l'uomo del miracolo: da 300 mila a 1,4 milioni di auto vendute in dieci anni. Laurea in ingegneria alla Southbank University di Londra e un master in business administration all'Ashridge Management College.
Intanto, sono già in molti a chiedersi cosa accadrà a
Fca e la domanda che serpeggia da ieri, non senza qualche preoccupazione, è una sola:
senza Marchionne, continuerà a mantenere il suo legame con l'Italia come oggi?