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Dl dignità, giornata piena alla Camera. Oggi 2 agosto le dichiarazioni di voto

Il percorso in Aula del tanto discusso decreto si è confermato in questi giorni un terreno di scontro politico, oltre che dibattito tecnico. Ieri 1° agosto, bocciata la reintroduzione dell'articolo 18

Economia, Politica
Dl dignità, giornata piena alla Camera. Oggi 2 agosto le dichiarazioni di voto
(Teleborsa) - Il decreto dignità continua il suo iter. Una maratona lunghissima nell'Aula della Camera. L'esame del provvedimento è andato avanti fino alla tarda serata di ieri 1° agosto, mentre questa mattina ha preso il via il dibattito che è ripartito dagli emendamenti all'articolo 5 sulle delocalizzazioni.

Oggi 2 agosto, l'obiettivo rimane uno: chiudere in prima lettura il provvedimento per poi inviare il testo al Senato che dovrebbe licenziarlo entro il 10 agosto. Una cosa non semplice visto che le dichiarazioni di voto finali ci saranno a a partire dalle 21:00.

Il percorso alla Camera tanto discusso decreto si è confermato in questi giorni un terreno di scontro politico, oltre che di dibattito tecnico. Ieri 1° agosto, si è aperto un nuovo caso sul tema dell'articolo 18. Ci sono stati infatti solo 13 voti favorevoli, quelli di LeU, all'emendamento al decreto che ne prevedeva il ripristino. Contrari 317 voti, 191 gli astenuti. E' scattato allora l'applauso ironico della sinistra nei confronti del Movimento 5 Stelle. A cavalcare l'onda della polemica anche esponenti Forza Italia come Renata Polverini che ha detto:"chiedo all'Aula di lasciare esprimere con voto contrario solo il M5S perché si abbia una plastica rappresentazione di quando si fa propaganda e quando poi ci si deve assumere la responsabilità in questa Aula".

Intanto, il vicepremier Luigi Di Maio, fautore e sostenitore del provvedimento su Facebook lo sintetizza punto per punto. "Nelle commissioni parlamentari abbiamo migliorato ancora il decreto dignità, potenziando sia la lotta al precariato che il contrasto all'azzardo e la semplificazione fiscale. Ci avevano sempre detto che non era possibile aumentare i diritti, e che anzi bisognava tagliarli per tornare a crescere. La crescita non è arrivata, ma solo il record di contratti a termine e del precariato. Ora noi stiamo cambiando passo, tutelando il lavoro dagli abusi e le imprese dalla concorrenza sleale di chi prende i soldi pubblici e poi scappa in altri Paesi. Non finirà qui, è solo l'inizio!".



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