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Notte di lavoro dei VVFF tra le macerie del viadotto Morandi. 31 i morti accertati

Si scava alla ricerca di superstiti in un cratere dove si teme siano finiti molti automezzi. Conte e Toninelli promettono ora il monitoraggio di tutte le infrastrutture del Paese

Economia, Trasporti
Notte di lavoro dei VVFF tra le macerie del viadotto Morandi. 31 i morti accertati
(Teleborsa) - Sta proseguendo ininterrottamente il lavoro dei Vigili del Fuoco e delle altre squadre di soccorritori impegnati nella ricerca delle persone travolte dalle macerie del viadotto Morandi dell'Autostrada A10 che attraversa da levante a ponente il centro di Genova crollato improvvisamente e senza segni di preavviso a mezzogiorno di martedì 14 agosto. Si spera ancora, come l'esperienza dei soccorsi nelle grandi e piccole tragedie insegna, nella possibilità di trovare ancora superstiti. Finora sono state accertate 31 vittime, tra cui due bambini di 5 e 9 anni, anche se si parla di un numero di morti decisamente più alto. Almeno 35 o forse più. Diverse decine i feriti, alcuni dei quali in pericolo di vita. "Disgrazia spaventosa", l'ha definita il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Il Comune di Genova ha proclamato due giorni di lutto cittadino.



I vigili del fuoco stanno scavando di continuo in un groviglio di cemento e di metallo. La zona del disastro è illuminata a giorno grazie a speciali torri che emanamo potenti fasci di luce per permettere nella notte il lavoro dei soccorritori. Voci e invocazioni di aiuto sarebbero state udite a più riprese anche a sera inoltrata provenire da un cratere di macerie creato dal crollo. Cè chi sostiene che li sotto dovrebbero trovarsi i almeno una trentina di mezzi, tra autovetture, Tir e furgoni che si trovavano in fila sul viadotto in attesa di lasciare l'A10 al casello di Genova ovest.

Sono 250 i Vigili del Fuoco impegnati nei soccorsi, come a precisato l'ingegner Mario Cari, portavoce del Corpo, confermando che i suoi uomini continueranno a scavare finchè non ci sarà la certezza che sotto le macerie non ci sia più nessuno, vivo o morto che sia. Oltre 10 stabili delle immediate vicinanze del ponte crollato sono stati sgombrati e più di 400 abitanti sistemati presso parenti, amici e in strutture messe a disposizione da Vigili del Fuoco e Protezione Civile.

Il Premier Giuseppe Conte ha raggiunto Genova nel pomeriggio, facendosi condurre subito sul luogo del disastro. In serata ha partecipato a un vertice in Prefettura, presente il Capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. Tra poche ore, giungeranno nel capoluogo ligure anche i vice Premier Di Maio e Salvini insieme al Ministro Infrastrutture e Trasporti, Toninelli. Per le 11 del giorno di Ferragosto è previsto un altro vertice in Prefetture. Il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, il genovese Rixi, ha annunciato che il viadotto Morandi sarà demolito. La Procura della città ha disposto l'apertura di un fascicolo per i reati di omicidio colposo plurimo e di disastro colposo, al momento contro ignoti.

Il crollo del ponte e lo spettro di quel che ne rimane hanno lasciato nello sconcerto il mondo intero. Si stenta ancora a credere a ciò che si vede e che è purtroppo avvenuto. Ci si interroga sulle possibile cause, anche se non è certo possibile trarre per il momento alcuna conclusione. Si accusa il progetto e lo stesso ingegner Riccardo Morando nato nel 1902 e morto nel 1989 che lo ha preparato e realizzato. Un progetto allora avveniristico, nel 1967 anno della sua inaugurazione avvenuta il 4 marzo in una giornata piovosa come quella del crollo alla presenza dell'allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat,

Opera altamente innovativa, ardita, soprattutto perché l'ingegnere progettista utilizzò una tecnica inedita da lui stesso brevettata, che comunque si rivelò presto deludente. Tanto da poi essere stata utlizzata solo in altre poche occasioni. Ma c'è anche chi difende la genialità e la professionalità di Riccardo Morando.

Tutti sono invece d'accordo che una parte di responsabilità vada data in ogni caso alle diverse condizioni di otre cinquant'anni fa, quando il traffico su gomma non era certo quello di oggi e soprattutto i Tir non avevano i pesi e le dimensioni attuali. Sollecitazione quindi molto più forti di quanto si potesse prevedere al momento della progettazione. Certo, una manutenzione più accurata e più scrupolosa di quella messa in atto in tutti questi anni, unitamente all'utilizzo deii più sofisticati strumenti tecnologici di controllo disponibili, avrebbe forse potuto scongiurare il disastro. Se non altro lanciare l'allarme in tempo.

Pemier, vice Premier e Ministro Toninelli promettono ora a gran voce l'accurato monitoraggio di tutte le Infrastrutture del Paese. Un'impresa ciclopica. Si vedrà se una volta attenuata l'emozione, lo sconcerto e il dolore della tragedia che ha provocato tanti morti, si proseguirà sulla strada tanto a gran voce ora annunciata e promessa. O se a mano a mano, anche per gli altissimi costi necessari, non si tornerà a quella "normalità cui siamo abituati". Normalità non certo lontana da rasentare quella abituale superficialità nella manutenzione che troppo spesso rasenta trascuratezza ed incuria.


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