(Teleborsa) - La
Federal Reserve è
pronta ad operare nuovi rialzi dei tassi di interesse ma non nasconde le proprie
preoccupazioni per l'attuale guerra dei dazi voluta dal Presidente americano Donald Trump.
Questo, in estrema sintesi, quanto emerso nei Verbali dell'
ultima riunione del Federal Open Market Committee (FOMC), il braccio operativo della Banca Centrale più potente del mondo, tenutasi lo scorso 1 agosto.
Quanto alla politica monetaria, la Fed ha fatto chiaramente capire di voler procedere con una
nuova stretta monetaria a settembre, la terza del 2018, grazie al
buono stato di salute dell'economia a stelle e strisce che, secondo i banchieri, continuerà a muoversi lungo la traiettoria delineatasi negli ultimi trimestri.
I governatori
si sono inoltre domandati cosa faranno nel caso siano obbligati a riportare i tassi a zero, un livello minimo raggiunto nel dicembre del 2008, dal momento che c'è il "rischio significativo" che i tassi possano tornare a zero nel prossimo decennio. E
proprio di questo potrebbe parlare il Presidente della Fed, Jerome Powell, quando venerdì debutterà al summit annuale di Jackson Hole.
Il
primo rialzo dei tassi è scattato
a dicembre del 2015, quando l'allora Chairwoman Janet Yellen aveva alzato i Fed funds di 25 punti base all'1,25-0,5%.
Dai Verbali sono emersi inoltre segnali sempre più chiari di una
forte preoccupazione per le tensioni commerciali che,
se fossero protratte nel tempo, potrebbero fermare la crescita economica. Secondo l'Istituto centrale le possibili guerre sui dazi aperte dall'amministrazione Trump sono "una importante fonte di incertezza e di rischio".
Lunga la lista degli elementi che potrebbero influire sulla crescita: una guerra delle tariffe
rallenterebbe gli investimenti, potrebbe far
diminuire le assunzioni e
porre fine a un periodo positivo per l'economia degli Stati Uniti. Inoltre
diminuirebbe il potere d'acquisto delle famiglie americane e
distruggerebbe la catena di fornitura degli Stati Uniti.