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Due anni dal sisma che ha sconvolto il centro Italia. La ricostruzione procede a fatica

Cantieri fermi, alle prese con una soffocante burocrazia. Ricostruita meno di una casa su dieci

Ambiente, Economia
Due anni dal sisma che ha sconvolto il centro Italia. La ricostruzione procede a fatica
(Teleborsa) - 24 agosto 2016, il terremoto distrugge Amatrice e parte del Centro Italia. Restano le criticità, i dubbi degli sfollati sul quando e come potranno rientrare all'interno di un'abitazione, che sia la propria o un'altra di nuova costruzione.

Dunque dopo due anni la ricostruzione è ovunque insufficiente, parziale. Si può dire che sia appena cominciata. I cumuli di macerie troneggiano sinistri ovunque. Un grande problema il rimuoverli. Il tempo pare essersi fermato a quella notte. Si è trattato di una tragedia sismica di proporzioni immani che, oltre quel 24 agosto 2016, aveva in parte già colpito e poi è tornata a devastare una consistente parte del Centro Italia. Le regioni coinvolte sono Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche. Significa che in quei luoghi la gente vive ancora in piena emergenza, evidenziando le difficoltà del sistema pubblico a rispondere concretamente alle criticità.

Ed infatti nel mirino di chi ha perso tutto c'è la burocrazia, che rende difficile districarsi in norme e cavilli. A soffocare le speranze di un ritorno alla normalità ci sono procedure complicatissime, che rendono un inferno anche solo scegliere il progettista che poi metta a punto il piano di ricostruzione della più semplice delle abitazioni. Altro esempio sono i ritardi nell'utilizzo dei fondi derivanti dagli SMS solidali. Sono stati raccolti 34 milioni che dovrebbero finanziare 17 progetti. Di questi solo uno ha visto la luce, la scuola di Pieve Torina nelle Marche, gli altri 16 non sono ancora giunti alla fase esecutiva.

E poi, tutti vorrebbero che le cittadine, i paesi, i borghi tornassero come prima. Impossibile, bisogna rassegnarsi. Gran parte di tutto il distrutto andrà ricostruito in luoghi che non sono gli stessi del prima, con criteri diversi. E prima di ricostruire vanno rimosse le 800 mila tonnellate di macerie che hanno invaso i paesi maggiormente colpiti. Gli sfollati restano un numero considerevole e le aspettative di tornare a casa si perdono nella lentezza dei cantieri. Due anni dopo è stata ricostruita meno di un'abitazione su dieci. Chi non è fuggito resta ospite di strutture alberghiere o vive all'interno delle "casette", soluzioni abitative provvisorie inidonee soprattutto durante il freddo inverno.

Ora uno spiraglio di luce, con una nuova Ordinanza del Commissario Straordinario per la ricostruzione, la numero 56 del 10 maggio 2018, che dovrebbe dare una grossa mano per sveltire quella burocrazia che ha letteralmente ingessato le macerie. Le pratiche per la richiesta di permessi e contributi devono solo indicare "Chi, dove e perché". Dovrebbe essere lo stop definitivo all'assurdo palleggio, che rischiava di ripetersi all'infinito, della stessa pratica da un Amministrazione a un ufficio, a un altro ufficio, e poi a un altro ancora, per poi ritornare al punto di partenza per la correzione di quel “qualcosa che non va” che sempre certo si trova. Un macabro gioco dell’oca sulla pelle dei senza tetto, molto spesso con lutti e dolori in famiglia.







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