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Fisco, taglio IRPEF al 22% dà scarsi vantaggi

Lo rivela il presidente nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, in audizione in Commissione Finanze al Senato

Economia
Fisco, taglio IRPEF al 22% dà scarsi vantaggi
(Teleborsa) - La proposta del taglio dell'IRPEF rilanciata nei giorni scorsi dal Ministro dell'Economia, Giovanni Tria, sembra aver riscosso molto successo, eppure potrebbe portare scarsi vantaggi.



"Bisogna trovare gli spazi in modo molto graduale per una partenza di un primo accorpamento e una prima riduzione delle aliquote sui redditi familiari" - aveva dichiarato Tria, sostenendo la proposta elaborata dalla Lega da inserire nella prossima Legge di Bilancio. "Bisogna vedere le compatibilità di bilancio ma sono molto favorevole a partire"- aveva aggiunto il ministro.

Molte voci si sono levate a favore della proposta, compresa quella del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. Facendo qualche calcolo però, i commercialisti hanno scoperto che il taglio di un punto percentuale dell'IRPEF costa molto e porta scarsi vantaggi ai contribuenti. Il presidente nazionale della categoria, Massimo Miani, in audizione in Commissione Finanze al Senato, ha spiegato che, sulla base delle dichiarazioni del 2017, il taglio di un punto percentuale "costa ben 4,1 miliardi di euro ma, interessando tutti i 30,8 milioni di contribuenti che dichiarano un'imposta netta positiva, determina un vantaggio individuale molto esiguo, pari a 12,5 euro al mese per i 22 milioni di contribuenti che dichiarano un reddito superiore a 15.000 euro e pari a 7,3 euro al mese per gli 8,8 milioni di contribuenti che dichiarano meno di 15.000 euro".

Secondo i calcoli effettuati dalla Uil, quindi, un taglio di un punto sul primo scaglione Irpef, porterebbe un beneficio a tutti compreso tra i 90 e i 150 euro l'anno.
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