(Teleborsa) - A 10 anni dalla
crisi finanziaria globale che ha ridisegnato gli equilibri economici mondiali, l'Europa porta ancora le ferite di quella che è stata la peggiore recessione della sua storia. Oggi, nella zona euro, il
debito pubblico è molto più alto di 10 anni fa. In Grecia, secondo i dati del Parlamento UE, è aumentato del 178,6% del prodotto interno lordo nel 2017 (rispetto al 103,1% del 2007), del
131,8% in Italia nel 2017 (era al 99,8% nel 2007) e del
98,3% in Spagna nel 2017 (era il 35,6% nel 2007).
In risposta alla crisi, le
istituzioni europee e gli Stati membri hanno fatto alcuni passi importanti per preservare l'integrità della zona euro. L'unione bancaria da questo punto di vista mira a fornire requisiti più rigorosi per le banche attraverso una supervisione a livello europeo e garantisce che ogni singolo deposito fino a
100.000 euro sia protetto.
L'UE ha anche creato il
semestre europeo per discutere e coordinare le politiche economiche a livello nazionale e dell'UE, garantendo una supervisione più attenta dei bilanci nazionali e prestando maggiore attenzione ai livelli del debito.
Nonostante queste misure, tuttavia, gli investimenti nell'UE sono diminuiti drasticamente durante la crisi a causa della scarsa fiducia degli investitori. Il piano Juncker, il
piano di investimenti per l'Europa, è stato istituito per aumentare la quantità di investimenti rimuovendo gli ostacoli e le barriere ai flussi di denaro.
L'unione dei mercati dei capitali è stata istituita per consentire alle imprese di raccogliere liquidità sui mercati dei capitali, piuttosto che essere esclusivamente dipendente dai prestiti bancari. Gli effetti della crisi sono però ancora avvertiti in alcuni paesi dell'UE.
La Grecia ha abbandonato il suo
ultimo programma di salvataggio appena un mese fa e l'attuale tasso di disoccupazione nel Paese si attesta al 19,5%. Anche la disoccupazione giovanile rimane particolarmente elevata, pari al 39,7% in Grecia, al 33,4% in Spagna e al 30,8% in Italia.