(Teleborsa) - E’ durata quindici anni l’avventura della compagnia aerea Primera Air,
fondata in Danimarca per solcare i cieli atlantici a basso costo. L’aeroporto di Londra Stansted, scelto come principale base per intraprendere i voli intercontinentali low cost con destinazione Washington e New York-Newark, è diventato punto di arresto di centinaia di passeggeri. Ma anche nell’altro scalo britannico di Birmingham e negli altri scali in Nord America, come Boston e Toronto, e in Europa, chi aveva acquistato un biglietto con Primeri Air è rimasto a terra.
Il motivo è semplice:
fallimento. La conseguenza intuibile:
nessun rimborso in vista per chi ha acquistato il titolo di viaggio direttamente dalla compagnia. A salvarsi saranno solo i passeggeri che hanno acquistato un biglietto per volare con Primera Air insieme a un pacchetto turistico. A rimborsarli ci penserà il tour operator.
Sulle
cause del fallimento piovono svariate spiegazioni, ma certo è che la resa deriva da una serie di concause. Per esempio, Primera Air avrebbe atteso troppo a lungo i nuovi A321, facendo ricorso all’impiego di Boeing 757 che non permette economie di scala e costi di esercizio sostenibili con tariffe contenute. In più le
continue oscillazioni del prezzo del carburante, che incidono se la gestione economico-finanziaria è già critica. I segnali negativi si erano già manifestati da alcuni giorni con la cancellazione di alcuni voli. Nel frattempo, la compagnia Primera Air ha continuato a operare e vendere biglietti sul proprio sito web.