(Teleborsa) - Traffico e fatturato in crescita per
Ryanair, ma utili zavorrati dagli scioperi e dalle conseguenti cancellazioni di voli della scorsa estate. La compagnia low cost irlandese ha chiuso il 1° semestre, al 30 settembre 2018, con una
crescita dei passeggeri del 6% a 76,6 milioni ed un
aumento del fatturato dell'8% a 4,79 miliardi di euro.
Risultati buoni, che sono stati però
controbilanciati dagli effetti degli scioperi, che hanno prodotto indennizzi ed una generale riduzione delle tariffe medie causata dalla perdita delle tariffe più alte praticate nei weekend.
L'utile è sceso così del 7% a 1,2 miliardi di euro (escluse le perdite di Laudamotion).
Il CEO,
Michael O’Leary, ha spiegato che le
tariffe medie nel 1° semestre sono
diminuite del 3% e che, al contrario, le
"entrate accessorie" (bagagli, servizi a bordo ecc.) hanno registrato una
forte crescita 27%. Il risultato è stato inoltre penalizzato da
maggiori costi per carburante, personale ed indennizzi per 261 milioni di euro.
Ryanair ha poi ricordato alcuni fatti di rilievo: l'aumento della partecipazione in
Laudamotion al 75%, il
buyback azionario per 540 milioni, l'acquisto di 23
nuovi Boeing 737s e l'importante
accordo siglato con i sindacati del personale di volo in Irlanda, Regno Unito, Italia, Portogallo (piloti) e Germania (assistenti di volo).
Per il 2019,
Ryanair conferma le stime aggiornate al 1 ottobre di
utile a 1,10-1,20 miliardi (esclusa Laudamotion). Quanto alla
Brexit, la compagnia ammette che il
"rischio" di uno scenario "no deal" (senza accordo) a marzo 2019 è
"in aumento", ma conferma che,
nel caso di "hard" Brexit, gli azionisti in UK verranno considerati non-UE e verranno
privilegiati gli stakeholder europei. "Il Consiglio limiterà i diritti di voto di tutti gli azionisti non-UE per garantire che rimanga la maggioranza posseduta e controllata dagli azionisti dell'UE".