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Pensioni, Governo punta a sterilizzazione aspettativa di vita

Il sindacato della scuola Anief non ci sta: "I patti erano altri. Quota 100 e 41 non vincolate"

Economia, Scuola, Welfare
Pensioni, Governo punta a sterilizzazione aspettativa di vita
(Teleborsa) - Sulla riforma delle pensioni si sta dicendo tutto e il contrario di tutto. Tra le ultime dichiarazioni c’è quella del vicepremier Matteo Salvini, per il quale "l'obiettivo finale è azzerare tout court la Legge Fornero" e "di arrivare a quota 41 pura". L'Esecutivo, ha commentato Orizzonte Scuola, per reperire le risorse necessarie alla quota 100 e alle altre misure della Legge di Bilancio, starebbe pensando a confermare il blocco della rivalutazione delle pensioni.



L’intenzione del Governo è stata confermata, in queste ore, dal ministro del Lavoro, anche lui vicepremier, Luigi Di Maio, che ha parlato di sterilizzazione dell'aspettativa di vita: dopo aver incontrato i rappresentanti dei lavoratori che hanno 41 anni di contributi ma che non possono andare in pensione perché non hanno raggiunto l'età di vecchiaia e si sono visti in questi anni crescere i contributi necessari per uscire indipendentemente dall'età, il leader grillino ha detto di avere dato "mandato ai suoi tecnici di lavorare ad una soluzione da portare nella Legge di bilancio partendo anche da un'ipotesi di sterilizzazione dell'aspettativa di vita".

Se il progetto dovesse andare in porto, significherebbe che l'età di accesso alla pensione di vecchiaia potrebbe bloccarsi dopo lo scalino previsto nel 2019 a 67 anni, o forse anche rimanere ferma agli attuali 66 anni e 7 mesi; anche per la pensione anticipata non ci dovrebbero essere nuovi adeguamenti alla speranza di vita, con la soglia di uscita collocata a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e a 41 e 10 mesi per le donne.

Il doppio provvedimento, però, appare molto costoso: secondo i calcoli presentati alla Commissione Lavoro della Camera la scorsa settimana dal presidente dell'INPS Tito Boeri, solo l'anno prossimo servirebbero sette miliardi (in più rispetto alla spesa per le pensioni prevista attualmente), per poi crescere repentinamente e pesare nel corso del prossimo decennio per 140 miliardi aggiuntivi. E questa spesa crescerebbe in modo inesorabile fino al 2046, per poi scendere, dato che a quel punto si pagherebbero pensioni più basse (a fronte di uscite anticipate) rispetto a quelle che si sarebbero pagate con le regole attuali che prevedono età e contributi in continua crescita. A fronte dei costi proibitivi, pressato anche dal giudizio di Bruxelles, l'Esecutivo potrebbe sentirsi costretto a mediare, rimandando a fine legislatura il piano iniziale di introdurre quota 100 e quota 41 in modo "puro" non sottomesse a paletti e restrizioni varie. Alla fine, chi accetterà di lasciare il lavoro fino a cinque anni prima si potrebbe vedere sottratto circa il 20% di quello che avrebbe preso andando con la pensione di vecchiaia.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief rifiuta categoricamente l'idea di un trattamento del genere, al limite del ricatto, rivolto verso chi ha lavorato una vita ed ora, ad un passo dal traguardo, si trova a pagare un pegno assurdo. E se alla fine dovessero comunque lasciare quasi 100 mila docenti, da settembre ci ritroveremmo con una cattedra su quattro da assegnare a supplenza. A quel punto, l’apertura delle GaE non sarebbe più una possibile scelta, ma una decisione inevitabile per salvare il sistema





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