(Teleborsa) - L’intesa a Palazzo Chigi sembrava essere stata raggiunta qualche giorno fa ma a frenare è stata Lega.
All’interno della maggioranza è braccio di ferro sul taglio alle pensioni d’oro, una riduzione, nell'idea di Luigi Di Maio, compresa in una forbice che va dal 25% al 40%. Una misura sempre criticata dai leghisti su cui ora, Salvini, sembra non voler fare concessioni.
“Più che il taglio secco, si può bloccare l'adeguamento delle pensioni extra-ricche”, ha affermato il ministro dell’Interno aggiungendo che
il taglio non può riguardare le pensioni sotto i 5.000 euro netti in quanto “se uno prende 3.000 euro di pensione non è straricco e una pensione da 2500-3000 euro non è una pensione alta”. Un’ipotesi che non piace ai 5 Stelle fermi a 4.500 euro.
Tra le due posizioni una
mediazione possibile potrebbe prevedere
il blocco degli adeguamenti per gli assegni fino ad un livello di
150mila euro lordi, poi veri e propri
tagli con percentuali fino al 40%, per le somme che superano questa soglia. In Italia la fascia più alta, oltre i 500mila euro, include meno di 30 persone.