(Teleborsa) - “Questa vertenza è una lunga maratona, si deve conquistare un miglio alla volta”
ha annunciato due giorni fa il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ai lavoratori della fabbrica Pernigotti di Novi Ligure, assicurando
l’impegno del governo affinché lo
stabilimento resti aperto le persone possano continuare a lavorare.
Per riuscire nell’impresa, Di Maio ha anche avanzato l
’ipotesi di allungare eventualmente i tempi della procedura di vendita,
in attesa di conoscere tutte le
proposte dell’advisor. Una prospettiva che, tuttavia, non è stata accolta con favore dal sindaco di Novi, Rocchino Muliere, e da molti lavoratori, in quanto
farebbe slittare ancora la cassa di integrazione. Alla vigilia dell
’incontro di domani al Ministero del Lavoro per chiedere garanzie sulle retribuzioni fino alla definizione della procedura, tuttavia, i
lavoratori hanno deciso di non partecipare. I pullman per Roma sono stati disdetti e ad occuparsi della trattativa saranno i sindacati, intenzionati, innanzitutto, a capire quali intenzioni ci siano da parte di
Sperlari e del
fondo indiano. “Sembra che sul tappeto ci siano tre possibilità: l’acquisizione totale di marchio, società e fabbrica, un’ingresso in società al 51 per cento e l’affitto di marchio e sito per continuare a produrre a Novi” afferma
Domenico Cichero (Rsu Fai Cisl).
Intanto Di Maio ha annunciato che
il caso Pernigotti darà il nome alla
legge per la tutela dei marchi made in Italy. “Una legge che – fa sapere il Ministro – imporrà di restare nel territorio in cui sono nati, legati alle comunità che li hanno fatti nascere, sviluppare e resi grandi nel mondo” .