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Brexit, lo spettro di un "no deal" mette in fuga aziende e banche

Dopo Sony e Dyson, alla lista si aggiungono Airbus e P&O. Chi resta si prepara al peggio

Economia, Finanza
Brexit, lo spettro di un "no deal" mette in fuga aziende e banche
(Teleborsa) - Tra i ipotesi "rinvio" e lo spettro di un "no deal", nell'attuale clima di incertezza sugli esiti della Brexit, si allunga lista delle aziende che stanno valutando una fuga dalla Gran Bretagna in caso di un'uscita dall'Unione europea senza accordo con Bruxelles.

Airbus – "Se c'è una Brexit senza accordo, noi di Airbus dovremo prendere decisioni potenzialmente molto dannose per il Regno Unito", ha affermato ieri il Ceo di Airbus, Tom Enders, che ha definito "una disgrazia il fatto che più di due anni dopo il risultato del referendum del 2016, le imprese non siano ancora in grado di pianificare correttamente per il futuro". Considerando che "l'industria aerospaziale è un'attività a lungo termine", Enders ha annunciato che Airbus, in caso di no deal potrebbe essere costretta "a reindirizzare gli investimenti futuri" anche se, ha aggiunto, "sarebbe impossibile spostare le fabbriche britanniche, che impiegano circa 14.000 dipendenti per fabbricare ali e altri componenti, immediatamente". Dichiarazioni di rilievo dal momento che il gigante aerospaziale fattura 6,9 miliardi di euro all'anno in Gran Bretagna. Un annuncio che segue le

Compagnia di navigazione P&O – Dopo l'annuncio del gigante giapponese Sony, che prevede di spostare la sua sede europea da Londra ad Amsterdam, e quelli della società tecnologica Dyson che progetta il trasferimento della sua sede centrale globale dalla Gran Bretagna a Singapore, la compagnia di navigazione P&O ha annunciato che registrerà la sua intera flotta di traghetti che attraversa la Manica sotto la bandiera cipriota, deponendo i vessilli britannici.

Banche – Da Londra fuggono anche le banche. Cinque delle più grandi banche continentali starebbero, infatti, per trasferire asset per 750 miliardi a Francoforte. Proprio ieri il governatore della Bank of England, Mark Carney, commentando l'ipotesi di una Brexit "no deal", a Davos, ha affermato che "ci sono seri problemi logistici che devono essere risolti ed è abbastanza chiaro che in molti casi non lo sono ancora". Sul fronte finanziario, in caso di Brexit 'no deal' e conseguente turbolenza del mercato a risentirne potrebbero essere, in maniera particolare, le challenger bank, quelle piccole banche unicamente retail che, negli ultimi anni, hanno visto una grande diffusione in Gran Bretagna, prospettando il nefasto scenario di una nuova crisi bancaria. Un'avvisaglia in questo senso è stata data ieri quando a Londra il titolo azionario di Metro Bank Plc è sceso al -35%, minimo storico assoluto a seguito dell'ammissione di un errore di contabilità, ovvero la mancanza di sufficiente capitale a garanzia di prestiti erogati, a causa di un errore di contabilità.

Chi non fugge si prepara al peggio – Ford ha annunciato che l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea senza un accordo potrebbe costare a Ford Motor 800 milioni di dollari solo nel 2019; Bentley sta facendo scorta di materiali; i rivenditori Dixons Carphone e Pets at Home ammassano scorte in caso di blocco dei porti britannici e Land Rover fa sapere che ad aprile fermerà la produzione per una settimana per le possibili devastanti conseguenze di una Brexit disordinata.

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