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Industria, dicembre nero. Federconsumatori preoccupata: Crescono segnali di allarme

Centro Studi Promotor: "Ombre sinistre sull'economia"

Economia
Industria, dicembre nero. Federconsumatori preoccupata: Crescono segnali di allarme
(Teleborsa) - Strada sempre più in salita per l'Italia mentre cresce la preoccupazione. Dopo le notizie relative alla contrazione del PIL, l'entrata del Paese in recessione tecnica e i dati pubblicati dall’Istat sullo stallo delle vendite, oggi arriva il dato relativo al crollo della produzione industriale: -5,5% a dicembre 2018 su base annua. Si tratta del dato peggiore dal 2012. L’ennesimo segnale di allarme circa la situazione drammatica che il sistema economico italiano sta attraversando. Federconsumatori esprime preoccupazione in una nota ufficiale.

FEDERCONSUMATORI LANCIA L'ALLARME - Se la produzione diminuisce in tale misura, si legge ancora, le conseguenze sull’andamento occupazionale si prospettano estremamente gravi. Tutto ciò non farà altro che incidere negativamente su una domanda interna già ferma, aggravando le condizioni delle famiglie e dell’intera economia.

"BOMBA" IVA PRONTA A ESPLODERE - A gettare ulteriori ombre sullo scenario futuro vi è il possibile aumento delle addizionali regionali e comunali dovuto al mancato blocco per il 2019 in Legge di Bilancio e la minaccia delle clausole di salvaguardia che, se non saranno scongiurate, porteranno l’IVA ordinaria al 22,3% nel 2020, al 23,8% nel 2021, con un aumento “per ciascuno degli anni successivi” del +1,5%.

L’Osservatorio Nazionale della Federconsumatori ha calcolato che nel 2021 gli aumenti sull’aliquota ordinaria saranno di +192,00 euro annui per una famiglia media e +224,00 euro per una famiglia di 3 componenti.

CSP: "OMBRE SINISTRE SULL'ECONOMIA" -
"L’andamento sfavorevole dell’indice della produzione industriale – ha dichiarato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor - è decisamente preoccupante data anche l’importanza che l’attività manifatturiera ha per l’economia italiana che, come i dati dimostrano, sta entrando in una nuova recessione senza aver raggiunto né il massimo ante-crisi del 2008 né il livello toccato al culmine del rimbalzo tra il 2009 e il 2010. Il dato diffuso oggi è inferiore di ben il 21,1% rispetto alla situazione ante-crisi e getta un’ulteriore ombra sinistra sulle prospettive economiche del Paese.”

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