(Teleborsa) - Sempre più
stretta e in salita la strada per la Premier britannica
Theresa May quando mancano. ormai, meno di 50 giorni al
29 marzo, data ufficiale del
Leave. Ma invece di fare passi avanti, sembra dominare la dinamica del
"gambero", ossia mettere in fila una serie di
preoccupanti passi indietro. Nella giornata di ieri, infatti, la
Camera dei Comuni ha respinto a larga maggioranza -303 voti contro 258 - una mozione del governo con cui la Premier chiedeva di ribadire il sostegno dell'aula al negoziato supplementare con l'Ue per ottenere rassicurazioni sul
backstop. La mozione, però, non riproponeva apertamente l'opzione di riserva di un divorzio
"no deal" scontentando così gli euroscettici anche del partito della May che preferiscono
un divorzio brutale a un accordo pasticciato. Costi quel che costi.C'è da precisare che in base al sistema legislativo britannico, il voto di ieri non ha conseguenza visto che si tratta di una cosiddetta
"neutral motion", emendabile dal Parlamento, che raccoglie le indicazioni di altri voti non vincolanti della settimana scorsa alla Camera dei Comuni.
La bocciatura però ha un significato
simbolico tutt'altro che trascurarabile, perché a rovinare la festa ci hanno pensato ancora i Brexiters come Jacob Rees-Mogg e Boris Johnson, astenuti perché insoddisfatti della mozione in quanto non specificava chiaramente la concreta alternativa del
No Deal. Lo sgambetto di ieri, dunque, complica e non poco i piani della May mandando un chiaro segnale politico: da
Londra al momento non c'è alcuna garanzia di
via libera e il margine per convincere
l'Ue sempre più ridotto. Una
situazione di stallo che va avanti ormai da troppo tempo e di fatto aumenta le possibilità di
no deal. CORBYN TRATTA CON BRUXELLES - Intanto,la settimana prossima il leader laburista Jeremy
Corbyn incontrerà a Bruxelles il capo negoziatore Ue sulla Brexit, Michel Barnier e il coordinatore per il Parlamento europeo Guy Verhofstadt.
Insomma, dopo l'endorsement di Barnier la settimana scorsa al piano alternativo sulla Brexit del leader Labour, che prevede un'unione doganale Ue permanente, sembra sempre più solida l'asse
Bruxelles-Corbyn.