(Teleborsa) - Per le medie imprese italiane è stato un 2018 complesso. A dirlo sono i risultati della
diciassettesima edizione dell'indagine annuale sulle medie imprese italiane – nel periodo 2007-2016 con un approfondimento sul periodo 1996-2016 – pubblicata, oggi, da
Mediobanca e Unioncamere ed effettuata su un campione rappresentativo di medie imprese industriali italiane.
Dopo aver messo a segno, nel 2017, l'incremento più elevato dal 2011 in termini di fatturato ed esportazioni, lo scorso anno, queste società hanno registrato una
battuta d'arresto delle performance di mercato. La
fascia di medie imprese che segnala crescite del fatturato supera ancora la quota di quelle che indicano difficoltà
(25% contro 2%) ma
si dimezza rispetto al 2017 (52%). Inoltre, si amplia notevolmente, arrivando a rappresentare circa
i tre quarti del totale, la percentuale di medie imprese che ha registrato nel 2018 una
sostanziale stabilità rispetto al 2017.
Un trend che nel 2019 dovrebbe migliorare anche se le imprese si mostrano confidenti "ma non troppo". In base alle previsioni, entro fine anno, sono attesi
aumenti del fatturato dal 32% delle medie imprese ma è ancora molto consistente la
quota di società che ritiene di confermare i risultati dell'anno precedente. Percentuali che si attestano al
67% considerando l'
andamento del fatturato, salgono al
68% per quanto riguarda le
attese relative all'export e arrivano al
72% nel caso dell'
occupazione. A livello generale
negli ultimi 21 anni, le medie imprese familiari hanno rafforzato il proprio peso nella
manifattura italiana. Il loro
valore aggiunto è cresciuto dal 12,4% al 18,6% del totale manifatturiero,
il fatturato dal 14,6% al 19,8% e l'
export dal 15,6% al 18,7%.Tra i
settori trainanti si conferma il
made in Italy, che rappresenta il
61% del loro valore aggiunto, ma emergono anche la
meccanica (39% del valore aggiunto) e il
farmaceutico-cosmetico che vale il 15%. Quest'ultimo ha raggiunto la dimensione dell'alimentare e rappresenta una nuova eccellenza italiana.
Per quanto riguarda
l'export, il
94% delle medie imprese esporta destinando il 45% del fatturato ai mercati esteri, ma la base produttiva resiste alle sirene della delocalizzazione e resta italiana:
ogni 4 siti produttivi in Italia uno solo è all'estero, per il
60% circa collocato nell'Unione Europea o in Nord America.Resta penalizzante la tassazione (32,3% contro 27,6% delle grandi imprese), ma il
carico fiscale appare
in alleggerimento (era al 40% nel 2011). Secondo l'indagine se "le medie imprese avessero beneficiato dal 1996 del minore carico fiscale dell'ultimo anno, avrebbero risparmiato circa
16 miliardi di imposte, pari al
22% del proprio patrimonio".La relazione evidenzia, inoltre,
margini di miglioramento nella governance. Il
66,2% delle medie imprese familiari è gestito da organi monocratici o da soluzioni consiliari che prevedono un cumulo di cariche con deleghe, quota che scende al 42,7% nelle medie imprese non familiari. E dal rapporto emerge che aprire i board a membri non familiari fa bene:
il roi sale, infatti, dal 10% al 13%.