(Teleborsa) - La
Sicilia si propone ancora come l'emblema del
fallimento del sistema di reclutamento scolastico italiano. Fa scalpore il caso dei
500 aspiranti docenti ritrovatisi senza "un posto di lavoro", dopo aver superato un Concorso che prevedeva una prova scritta computerizzata (anche su una lingua straniera) e una prova orale (composta da una lezione simulata e da un colloquio con la commissione d’esame).
Una
"beffa" l'ha giustamente definita la Repubblica che si è occupata del caso risalente al 2016, che ha visto la partecipazione di oltre 6 mila insegnanti sui mille posti disponibili a concorso, ma solo 700 furono assunti a tempo indeterminato, mentre gli altri 500 vincitori del concorso si ritrovano oggi a sperare che dall'organico spuntino dei posti utili alla loro chiamata in ruolo perché è l’ultima possibilità (la graduatoria delle procedure concorsuali prevista da La Buon Scuola aveva durata triennale e scadrà dal 1° settembre 2019).
"Ecco come si allarga la rosa dei docenti-nonni dal precariato infinito", esclama
Marcello Pacifico, Presidente del sindacato
Anief, sottolineando "stiamo parlando di una
situazione paradossale, che va a ledere il diritto di tanti candidati docenti, che dopo essersi abilitati al'’insegnamento e aver superato più prove concorsuali, con tanto di collocazione nella graduatoria dei vincitori, rischiano ora di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano".
L'Anief si è battuto molto per questi diritti ed ha attivato specifici ricorsi al giudice del lavoro, al fine di ottenere l'immissione in ruolo dei vincitori del concorso docenti 2016 e 2012, non ancora assunti o assunti in regione diversa da quella per cui avevano partecipato: l’impugnazione punta ad ottenere il riconoscimento e l'assegnazione effettiva dei posti messi a concorso nel 2016 e nel 2012, prima dell'entrata in vigore delle nuove graduatorie di merito regionali del concorso 2018.