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Norwegian Air "in crisi" attende il via libera dagli azionisti

Acque agitate per la low cost di lungo raggio. Aumento di capitale di oltre 300 min di euro al vaglio di una prossima assemblea generale straordinaria

Economia, Trasporti
Norwegian Air "in crisi" attende il via libera dagli azionisti
(Teleborsa) - Sono trascorse quattro settimane dal crollo del titolo di Norwegian Air alla Borsa di Oslo. Una perdita secca del 30% seguita all'annuncio da parte della compagnia low cost di un aumento di capitale pari a 309 milioni di euro. Iniziativa intrapresa subito dopo avere appreso del passo indietro di Iag (International Airlines Group) in possesso di una quota del 3,93% dell’azionariato Norvegian. Il Gruppo di aerolinee, che comprende British Airways, Iberia, Vueling e Aer Lingus, starebbe infatti per mettere in vendita la propria quota della low cost scandinava anziché formulare una prevista offerta di acquisto della compagnia.

Ora si attende l’assemblea generale straordinaria degli azionisti di Norwegian Air, chiamata a ratificare l’aumento di capitale che, secondo quanto dichiarato dall’amministratore delegato Bjorn Kjos, permetterà di puntare a una gestione orientata sul profitto più che sulla espansione.

La compagnia ha registrato nel 2018 un fatturato di poco superiore a 40 miliardi di corone norvegesi per un ebitda di circa 2,2 miliardi. Numeri, tuttavia, che non sono sufficienti a garantire un futuro redditizio, se non in presenza di una accorta rivisitazione dei programmi. Il costo del carburante incide notevolmente e applicare il modello di business low cost per antonomasia, come quello praticato da Ryanair point-to-point su corto e medio raggio, diventa sempre più complicato sul lungo raggio.

Sulle rotte transatlantiche, oltretutto, si fa sentire anche la concorrenza delle compagnie leisure, che praticano offerte superiori ma garantiscono la qualità del servizio e senza applicare costi per servizi aggiuntivi. Per fare un paragone, Ryanair ha registrato nel mese di gennaio 2019 un load factor medio pari al 91%, mentre Norvegian Air si è fermata al 76%.

Pesano, in prospettive Brexit, le penalizzazioni che la compagnia low cost norvegese subirebbe su Londra Gatwick, uno dei suoi aeroporti principali. Inoltre, stando alle più recenti indagini di mercato, l’adozione della classe unica e l’approdo in scali decentrati rispetto agli aeroporti principali e alle destinazioni d’affari, induce chi viaggia per lavoro a preferire i vettori tradizionali.


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