(Teleborsa) -
Moderata la crescita degli investimenti delle imprese per la protezione dell'ambiente, che nel 2016 ha registrato un
+2,3% a 1,437 miliardi di euro. E' quanto stima un report dell'
Istat, secondo cui la crescita è stata sostenuta soprattutto dalle PMI con un +12,9%, mentre si riduce la spesa per le grandi imprese (-0,4%).
In proporzione si spende di meno per l'ambiente - La
quota di investimenti fissi lordi destinati alla protezione dell’ambiente rispetto al complessivo si è
ridotta nell’industria al 3,9% rispetto a 4,1% del 2015 e in misura ancora più contenuta nella manifattura (1,9%, -0,1 punti percentuali).
Cresce il peso degli investimenti in tecnologie più avanzate - Cresce però il peso degli investimenti integrati collegati a in tecnologie più avanzate che passa al 33,5% dal 30,3% e registra una crescita di +55 milioni di euro (+12,9%), anche se gli investimenti end-of-pipe (956 milioni di euro), ossia volti a rimuovere l'inquinamento già causato, sono ancora la componente più rilevante degli investimenti per la protezione dell’ambiente, con un’incidenza del 66,5% sul totale.
Si investe per purificare acqua e suolo e per eliminare il rumore- Più di un terzo della spesa (39%) è destinato alle attività di protezione e recupero del suolo e delle acque di falda e superficiali, all'abbattimento del rumore, alla protezione del paesaggio e protezione dalle radiazioni e alle attività di ricerca e sviluppo finalizzate alla protezione dell’ambiente.
Petrolio e metallurgia restano le attività più inquinanti- Nella manifattura, quasi il 50% della spesa per investimenti ambientali proviene dalla fabbricazione di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (18,4%), dalla metallurgia (18,1%) e dalla fabbricazione di prodotti chimici (13%). Tuttavia tale quota si riduce di quasi 10 punti percentuali rispetto al 2015, segnale di una maggiore differenziazione settoriale negli investimenti per la tutela ambientale.