(Teleborsa) - Nuove regole per il mercato dei
Piani individuali di risparmio (Pir), oggetto di alcuni emendamenti inseriti all'interno della
Legge di Bilancio 2019. La nuova normativa prevede che i Pir istituiti dal primo gennaio di quest'anno debbano destinare il
3,5% dell'investimento a quote o azioni di fondi di venture capital e il
3,5% alle Pmi quotate all'Aim ma, nell'attesa che gli emendamenti diventino operativi,
il mercato dei nuovi Pir è in fase di stallo.Per l'attuazione delle disposizioni, come previsto dal comma 215 del testo di legge, si attende un
decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare
entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della Legge di Bilancio 2019. Inizialmente atteso entro la fine di febbraio, dopo la messa a punto del ministero dell'Economia,
il decreto è ora all'ultimo esame del Mise.Nella bozza, secondo le
anticipazioni pubblicate dal Sole 24 Ore, sono contenuti il t
etto di finanziamento a 15 milioni per singola Pmi e l'obbligo per gli operatori finanziari di acquisire dall'impresa "target" una
dichiarazione che attesti il rispetto dei requisiti. Le Pmi che si quotano all'Aim e quelle oggetto di investimento da parte dei fondi di venture capital non potranno, dunque, ricevere risorse finanziarie come aiuto per il finanziamento del rischio superiori a tale soglia. Una limitazione introdotta per far adeguare l'Italia ai
parametri già fissati da regolamenti comunitari in materia di aiuti di Stato per le Pmi ammissibili alle misure per il finanziamento del rischio.
Pmi ammissibili all'investimento del Pir – Le Pmi oggetto di finanziamento devono
operare sul mercato da meno di 7 anni dalla prima vendita commerciale (anche se è possibile investire anche oltre i 7 anni, rispettando il tetto di 15 milioni, se lo prevede il piano aziendale e la società resta una Pmi, anche se collegata a un'altra impresa). %?del fatturato medio degli ultimi cinque anni
Test di sei mesi – Dopo sei mesi dall'entrata in vigore del decreto, la bozza specifica che il Mise dovrà effettuare un monitoraggio degli effetti prodotti dalle nuove regole fissate dalla legge di bilancio, sia in termini di entità della raccolta sia sul numero delle negoziazioni, al termine del quale
potranno essere valutati interventi normativi ulteriori.