(Teleborsa) - Negli ultimi anni i servizi legati all'infanzia e all'educazione sono stati più volte al centro del dibattito pubblico e oggetto di normative sia nazionali sia regionali. Nonostante lo sviluppo di tale sistema venga costantemente incentivato sia in ambito interno sia da fondi europei,
l'offerta pubblica e privata degli asili nido italiani risulta ad oggi ancora insufficiente.A dichiararlo è l'Istituto nazionale di statistica che ha pubblicato in queste ore
l'analisi effettuata sull'anno scolastico 2016/2017.
Nel periodo di riferimento, infatti, sono stati censiti sul territorio nazionale
13.147 servizi socio-educativi per l'infanzia. I posti
autorizzati al funzionamento sono circa
354 mila, di cui solo
poco più della metà sono pubblici.
I posti disponibili
coprono solo il 24% del potenziale bacino di utenza, ovvero dei bambini residenti sotto i 3 anni. Dotazione ancora molto al di sotto del
parametro fissato al 33% dall'Unione Europea, atto a sostenere la conciliazione della vita familiare e lavorativa al fine di dare maggiore partecipazione femminile nel mondo del lavoro. In Italia, i piccoli comuni rispetto ai capoluoghi e il Sud rispetto al Nord. Sul territorio i posti variano da un minino del 7,6% dei potenziali utenti in Campania a un massimo del 44,7% in Valle D'Aosta.
La spesa media dei comuni per gestire i servizi pubblici o privati convenzionati,
varia sensibilmente in base alla regione. Il
costo minimo di 88 mila euro l'anno per bambino, è stato registrato in
Calabria, mentre il
massimo di 2.209 euro l'anno lo ha registrato la provincia Autonoma di
Trento.
A partire
dall'anno scolastico 2011/12 si registra un calo dei bambini iscritti nei nidi comunali e convenzionatii. Dal 2012 si riducono anche le risorse pubbliche disponibili sul territorio. Nel triennio 2014-2016 rimangono sostanzialmente stabili sia gli utenti serviti sia la spesa dei comuni. Il calo degli utenti riguarda principalmente i nidi comunali gestiti direttamente mentre
aumentano le gestioni affidate ai privati, dove i costi medi per bambino a carico dei comuni sono decisamente più bassi.