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L'Aquila, ancora fra le macerie a 10 anni dal terremoto

Situazione ancora difficile per il capoluogo abruzzese che vive ancora in uno stato di degrado dopo il terremoto del 6 Aprile 2009, ma oltre all'aspetto socio-culturale c'è la crisi economica che non allenta la morsa e che va ad aggiungersi ai danni del sisma

Economia
L'Aquila, ancora fra le macerie a 10 anni dal terremoto
(Teleborsa) - A dieci anni dal terribile terremoto che la scosse, L'Aquila continua a vivere in uno stato di grande difficoltà. La tragedia del 6 Aprile 2009, che ridusse il capoluogo abruzzese ad un cumulo di macerie, portando via la vita a 309 persone e causando circa 80 mila sfollati, ancora echeggia nelle strade del suo centro storico, fra i palazzi in rovina e le impalcature mai smontate della ricostruzione.



Una ricostruzione mai terminata e che ha visto solo 8.264 cantieri conclusi su 24.947 totali, a dispetto di stanziamenti statali da nove cifre. In particolar modo il ripristino del patrimonio pubblico, che arranca ancor più di quello privato, ha visto finanziamenti per oltre 2 miliardi di euro, mentre per quelli privati lo Stato ha già elargito 5 miliardi e mezzo.

La situazione ad oggi risulta stagnante e drammatica su diversi fronti, in primis per le 6.300 persone che ancora vivono in precarietà all'interno delle casette di emergenza che erano state adibite "temporaneamente".

Ma anche dal punto di vista commerciale a L'Aquila è dura. Il centro è pressoché deserto e dei mille negozi che ne formavano il tessuto economico, solo 87 botteghe sono tornate in attività. Stesso problema per l'industria, già colpita come il resto del paese dalla crisi, ancor prima che dal terremoto.

Il numero degli occupati risulta in calo di circa 10 mila occupati dal 2007, attestandosi ad un valore di circa 114 mila unità alla fine dell'anno scorso.

Assente anche il ripristino di quello che è in grande patrimonio culturale della zona, con 2 mila immobili di interesse storico ancora imprigionati tra ponteggi e tralicci.

Ma il disagio più grande è l'allontanamento di quello che è lo scheletro di ogni comunità: le scuole, gli uffici, le banche e le poste sono ad oggi dislocati in un territorio ampio e lontano dal centro che rende difficile anche l'aggregazione cittadina.

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