(Teleborsa) -
Rousseau - il sito internet dove si tengono le votazioni degli iscritti al M5S che già in passato ha scatenato critiche e polemiche- ancora al centro della
bufera. "La piattaforma Rousseau non gode delle proprietà richieste a un sistema di e-voting". Tradotto: non garantisce né la segretezza né la sicurezza del voto degli iscritti ai 5Stelle, il cui risultato può essere manipolato - senza lasciare traccia - dagli amministratori del sistema,
in ogni fase del procedimento elettorale.Lo ha stabilito l'esito
dell'attività ispettiva svolta dal
Garante della privacy. L’istruttoria era stata aperta nell’agosto del 2017 e notificata nel gennaio 2018; da allora l’associazione ha adottato alcune modifiche per garantire maggiore libertà e segretezza di voto. Il garante però non le ha ritenute sufficienti ma ha aggiunto che
"sono state evidenziate persistenti criticità". MULTA DI 50MILA EURO - Per questo ha
"condannato" l'Associazione presieduta da
Davide Casaleggio a pagare
50mila euro e, ovviamente a intervenire in fretta, predisponendo una serie di misure correttive per scongiurare la permanente vulnerabilità della piattaforma; consentire la verifica a posteriori delle attività compiute; rimuovere la condivisione delle credenziali di accesso, che rendono impossibile identificare e controllare i soggetti autorizzati a operare sulla piattaforma; progettare un sistema di e-voting in grado non solo di proteggere i dati personali da attacchi interni ed esterni, ma soprattutto di
"assicurare l'autenticità e la riservatezza delle espressioni di voto". La replica di Rousseau: "Uso politico del Garante della privacy" - Ovviamente, non si fa attendere la
replica del M5S, che arriva attraverso le parole di Enrica Sabatini, socia dell'associazione Rousseau:
"L'infrastruttura tecnologica di Rousseau è stata potenziata recependo le osservazioni del Garante ed ha risposto alla domanda di maggiore innovazione e a quella di essere
uno strumento all'avanguardia in grado di
soddisfare le esigenze degli utenti e delle tante attività che vengono svolte sulla piattaforma".
Poco dopo sul
Blog delle Stelle, un affondo ancora
più duro, dai toni tutt'altro che
felpati: "Temiamo che ci sia un uso politico del
Garante della privacy e che possa risentire della sua pregressa appartenenza al Pd. Il Garante della privacy dovrebbe tutelare tutti,
non solo le persone del suo partito".
Si legge ancora: "Il Garante italiano della privacy è
Antonello Soro, un politico italiano del Partito Democratico. È stato il primo Presidente del gruppo del Pd alla Camera nel 2007, ed è stato capogruppo del Pd, sempre alla Camera, fino al 2009. Dopo essere stato eletto dai suoi colleghi di partito come componente del Garante della Privacy nel 2012 si è dimesso da parlamentare ed è diventato Presidente del massimo organo
‘indipendente' che dovrebbe proteggere i dati personali di tutti gli italiani, senza fare distinzioni politiche". "CONTROLLI IL PD" - E ancora:
"Può il garante della privacy essere un esponente politico di un partito? Noi riteniamo di no e non ci sentiamo tutelati in alcuna maniera" aggiungono. "Il garante ha mai controllato gli altri partiti? Il suo partito per esempio, del quale è stato presidente e capogruppo è mai stato messo sotto la lente d’ingrandimento?
Ha mai controllato le primarie del suo partito?"