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Censis, aumenta pessimismo e preoccupazione per economia e sicurezza

I risultati dell'indagine realizzata con Conad rilevano un'impietosa analisi della situazione attuale da parte del 55,4% degli italiani. Crolla fiducia nelle élite. Il 66% dice no a uscita da Ue e euro

Economia
Censis, aumenta pessimismo e preoccupazione per economia e sicurezza
(Teleborsa) - Più equità, meritocrazia e sicurezza. È questa la "ricetta degli italiani per tornare a crescere". A dirlo sono i risultati della ricerca Cosa sognano gli italiani, realizzata dal Censis in collaborazione con Conad e presentata oggi a Roma nell'ambito del Forum "Il sogno di un Paese che vuole tornare a crescere".

Al momento, tuttavia, i dati, poco confortanti, rilevano incubi più che sogni. Oltre a un'impietosa analisi della situazione attuale, dallo studio emerge, infatti, "il forte timore che il peggio debba ancora arrivare, perché l'incertezza pervasiva fa vedere tutto nero".

Secondo il 55,4% degli italiani negli ultimi dodici mesi la situazione economica del Paese è peggiorata (per il 36,9% è rimasta uguale, solo per il 7,7% è migliorata). Per il 42,3% è peggiorata anche la sicurezza con un aumento del rischio di essere vittima di reati (la situazione è rimasta uguale per il 47,6%, è migliorata per il 10,1%). Il futuro non sembra essere più roseo. Nei prossimi dodici mesi la situazione economica peggiorerà ancora per il 48,4% degli italiani (resterà uguale per il 34,7%, migliorerà solo per il 16,9%) e per il 40,2% peggiorerà anche la sicurezza (resterà stabile per il 42,4%, migliorerà per il 17,4%).

Aumentano intolleranza e razzismo – Per il 70% degli italiani nell'ultimo anno sono aumentati gli episodi di intolleranza e razzismo verso gli immigrati. Le cause sono: le difficoltà economiche e l'insoddisfazione della gente (50,9%), la paura di subire reati (35,6%), la percezione che gli immigrati in Italia siano troppi (23,4%). Il peggioramento della situazione economica e della percezione delle condizioni di sicurezza porta, infatti, alla caccia del capro espiatorio.

Crolla la fiducia nelle élite – Ai minimi termini la fiducia degli italiani verso i vertici dei partiti (4%), i parlamentari (3,2%), i direttori di giornali e telegiornali (3,6%), gli editorialisti e gli opinion maker (3,8%) e soprattutto i banchieri (1,5%). Poco più alta è la fiducia riposta nei grandi imprenditori industriali (10,9%) e nei vertici dei corpi intermedi e delle associazioni di categoria (8,1%) mentre rimangono figure di riferimento i grandi scienziati (40,7%), il Presidente della Repubblica (30,7%), il Papa (29,4%) e i vertici delle forze dell'ordine (25,5%).

No Italexit – Gli italiani non sognano la fuga dalla Ue. Il 66,2% degli italiani non vuole l'uscita dall'euro e il ritorno alla lira. Il 65,8% è contrario al ritorno alla sovranità nazionale con l'uscita dall'Unione europea. Il 52% non è favorevole all'idea di ristabilire confini impermeabili e controlli alle dogane tra i Paesi europei. Scomponendo i dati, tuttavia, emerge che tra le persone con redditi bassi sono più elevate le percentuali di chi si dice d'accordo con il ritorno alla lira (il 31%, rispetto all'8,8% delle persone con redditi alti), l'uscita dall'Ue (il 31,6%, contro l'11% delle persone con redditi alti), il ripristino di frontiere e dogane tra i Paesi europei (il 39,2%, rispetto al 25,3% delle persone con redditi alti).

La ricetta degli italiani per rilanciare il Paese – Bisogna ripartire da merito (52%), maggiore uguaglianza ed equità nella distribuzione delle risorse (48%), più welfare e protezione sociale (34%) e minore aggressività e rancore verso gli altri (33,1%). Questi secondo gli italiani, i fattori irrinunciabili per una crescita senza esclusi. Il 73,9% degli italiani si dice favorevole all'imposizione di una tassa sui grandi patrimoni e il 74,9% all'introduzione di un salario minimo per legge. All'assistenzialismo gli italiani preferiscono, tuttavia, la possibilità di inseguire il proprio destino, ricevendo il giusto riconoscimento economico.

"Il Paese ha bisogno di più equità e meritocrazia, di una politica che premi l'impegno e promuova la solidarietà, i legami sociali e il senso di comunità. Sono i presupposti necessari per tornare a condividere un grande sogno collettivo, il più potente motore della crescita"
sottolinea l'amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese.

"Mentre tutto il dibattito pubblico si arrovella sulle piccole variazioni da zero virgola al rialzo o al ribasso del Pil, rischiamo di sottovalutare quanto sia importante poter contare su un immaginario collettivo ricco e vitale, positivo e propulsivo, come ingrediente indispensabile dello sviluppo" ha commentato Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis.



















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