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L’esito delle elezioni europee non ha sorpreso l’euro

Negativo l’effetto sulla sterlina, che ha continuato a perdere terreno sul rischio di un no deal

Economia
L’esito delle elezioni europee non ha sorpreso l’euro
(Teleborsa) - La moneta unica del Vecchio Continente ha retto al test elezioni europee del fine settimana scorso, mantenendo un andamento stabile nei confronti delle principali divise internazionali. Il risultato dell’ultima tornata elettorale Ue, infatti, nel complesso è risultato in linea con le previsioni del mercato: sia i partiti di centro-sinistra che quelli di centro-destra hanno perso terreno e non saranno più in grado di formare una “grande coalizione”.

Guardando nello specifico l’esito delle elezioni nel Regno Unito, Bethany Payne, Global Bonds Portfolio Manager di Janus Henderson Investors, parla di un vero e proprio “voto di protesta” che ha avuto effetti catastrofici sia per i Conservatori che per i Laburisti. Entrambi i partiti hanno perso seggi a favore del partito per la Brexit di Nigel Farage e dei Liberal Democratici, che hanno basato la propria campagna elettorale sull'uscita o meno del Paese dall'Unione Europea.

Questo diverso approccio da parte degli elettori, che hanno voluto prendere le distanze, da una parte dall'ambiguità della posizione laburista sulla Brexit e, dall'altra, dall'incapacità dei Conservatori di trovare un accordo, esprime il desiderio di avere leader in grado di garantire risultati. Questo è quanto emerge dalla battaglia per la leadership in seno ai Conservatori, con candidati che spingono per una hard Brexit nonostante il rischio di affossare il proprio partito. Anche i Laburisti hanno deciso di appoggiare l’idea di un secondo referendum nel tentativo di conquistare consensi, a costo di perdere gli elettori che vogliono uscire dall'Europa.

Negativo l’effetto sulla sterlina, che ha continuato a perdere terreno sul rischio di un no deal. Il cross GBP/USD scambia a 1,2630 mentre quello EUR/USD si porta a 1,1164.

COSA SUCCEDERA’? Secondo l’esperto, un Parlamento europeo più frammentario renderà verosimilmente più difficile la definizione di programmi e politiche, meno chiari i negoziati per la Brexit e più lento e laborioso il processo per la nomina del Presidente della Commissione europea. In una fase in cui sarebbero necessari più coesione tra i partiti ai fini della formazione di una maggioranza e accordo sul nome di un leader che sia in grado di consolidare le istituzioni e avere un ruolo unificante, la scelta del Presidente della Commissione sarà probabilmente molto combattuta. Per il momento, i mercati stanno a guardare. Attendono la definizione delle alleanze in vista del summit tra i capi di stato del 20-21 giugno e, quindi, di vedere a chi saranno affidati i ruoli chiave in Europa.

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