(Teleborsa) -
Il prezzo del petrolio si è più che dimezzato in poco meno di un mese, ma il
costo della benzina alla pompa si è ridotto solo di qualche centesimo. Una discrepanza che è saltata all'occhio delle associazioni dei consumatori e che potrebbero esser dovute a distorsioni e speculazioni, al di là del
costo fisso delle accise.
PETROLIO IN CALO DEL 66%Guardando al l'andamento del prezzo del petrolio, il
greggio nordamericano, quello di qualità migliore rispetto al petrolio mediorientale, viaggia a attorno ai
20,5 dollari al barile (un barile vale circa 159 litri o 42 galloni statunitensi). Il
Brent del Mare del Nord, una qualità sempre molto alta, quota circa
23 dollari per barile. Se si guarda la performance da inizio anno, le due qualità di greggio
hanno perso oltre il 66% del valore, quindi il prezzo del petrolio si è più che dimezzato.
Un trend iniziato con
l'epidemia di coronavirus in Cina, che rappresenta il maggior importatore mondiale di "oro nero", accentuatosi poi con il
flop dell'OPEC sui tagli produttivi. Il cartello del grandi produttori, riunitosi ai primi di marzo, non è riuscito infatti a coordinare la riduzione dell'output con i cosiddetti "membri esterni", che formano quello che viene comunemente chiamato il gruppo Opec Plus, a causa del
veto posto dalla Russia.
La caduta delle quotazioni a quel punto è stata quasi verticale, quando l'epidemia di
coronavirus ha raggiunto l'Italia e l'Europa, innescando gravi preoccupazioni per una probabile r
ecessione globale.
BENZINA E GASOLIO SI RIDUCONO DI SOLI 7 CENTESIMIIn Italia, il prezzo della benzina e del gasolio è
legato solo in minima parte al costo industriale (21%) e commerciale (9%) del carburante, perché la
componente fiscale (accise ed IVA) pesa per
circa il 60% del suo prezzo (poco più di un euro), mentre a parte rimanente (circa il 40%) è imputabile al prezzo industriale e commerciale (compenso dei gestori).
Guardando ai dati pubblicati mensilmente e settimanalmente dal
MISE - Ministero dello Sviluppo Economico, si nota che il
prezzo dei carburanti alla pompa
si è ridotto di circa il 5%: la
benzina verde è passata dagli 1,549 euro/litro della rilevazione di febbraio 2020 agli
1,477 euro/litro della rilevazione dell'ultima settimana (al 23 marzo 2020) con una differenza di poco più di 7 centesimi; il costo del
gasolio si è ridotto da 1,443 euro/litro di febbraio 2020 a
1,368 euro/litro dell'ultima settimana con una differenza di 7,5 centesimi.
Va poi considerato che le
accise sono di importo fisso (da quella della guerra in Etiopia e del Vajont a quelle del Salva Italia e del terremoto a L'Aquila e in Emilia), mentre
l'IVA pesa in proporzione al prezzo per una data percentuale. In generale costituiscono una rigidità che non permette al prezzo alla pompa di scendere sotto una quota del 60% pari a
poco più di 1 euro al litro. Ma qualche tempo fa Codacons parlava di margini di riduzione che si aggiravano sui 25 centesimi per la verde e circa 15 centesimi per il diesel.
E allora cos'altro blocca la riduzione?UNA COMPARTECIPAZIONE ALLE PERDITELa mancata riduzione del prezzo sarebbe allora da attribuire alle
politiche commerciali ed agli
investimenti programmati delle grandi compagnie petrolifere che, trovandosi ora con un prezzo della materia prima più che dimezzato, e con
margini assai ridotti sul costo di produzione, hanno pensato di
ripartirne un po' il peso con i consumatori finali.
E d'altro canto, le politiche di investimento sono generalmente di lungo periodo e con certe rigidità, quindi una riduzione marcata del prezzo comporterebbe pesanti perdite per le stesse.
CODACONS DICHIARA GUERRA ALLA SPECULAZIONE Ed è così che proprio
Codacons, che ad inizio marzo prospettava ampi ribassi dei prezzi delle benzine, ora ha dichiarato guerra alla speculazione, coinvolgendo ben
104 Procure della Repubblica affinché avviino
indagini per le possibili fattispecie di
aggiotaggio e manovre speculative su merci.
(Foto: David ROUMANET / Pixabay)