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Lavoro, allarme FMI: "Quasi 100 milioni di posti a rischio"

La discriminante è lo smart working che ha avuto una diffusione irregolare nel mondo

Economia
Lavoro, allarme FMI: "Quasi 100 milioni di posti a rischio"
(Teleborsa) - L'impatto dell'emergenza Covid-19 è stato e sarà pesante in termini di posti di lavoro. Secondo una stima del FMI sono rischio 97,3 milioni di posti di lavoro, pari al 15% circa della forza lavoro mondiale. E' quanto emerge dal paper del FMI - "Who will Bear the Brunt of Lockdown Policies? Evidence from Tele-workability Measures Across Countries" - che affronta l'impatto dei cambiamenti imposti dal lockdown e le conseguenze dello smart working in 35 Paesi.

SETTORI COLPITI - I settori più colpiti dal lockdown sono ristorazione e alberghiero con circa 17,6 milioni di posti di lavoro a rischio. Segue il commercio all'ingrosso ed al dettaglio con oltre 13,9 milioni di lavoratori a rischio. Seguono trasporti, servizi sanitari, sociali e manifatturiero. I settori che si prestano meglio al telelavoro sono, invece, quelli legati all'informazione e alla comunicazione, alla finanza, ai servizi assicurativi e professionali. In generale tutti quelli che richiedono meno contatto fisico e più dipendenti da tecnologia e strumenti digitali.

IMPATTO COVID NEL MONDO - In cima alla lista dei Paesi con il più basso tasso di telelavoro figurano Turchia,Cile, Messico, Ecuador e Perù. Tra le economie avanzate i fanalini di coda sono, invece, Grecia e Italia mentre i Paesi nordici e Singapore, con il loro elevato sviluppo digitale, presentano il più alto tasso di smart working.

LO SMART WORKING - Dallo studio emerge che il "lavoratore da casa" è generalmente giovane, non laureato e precario. Sotto questo punto di vista l'emergenza coronavirus "potrebbe esacerbare le disuguaglianze" ed avere "effetti prolungati e negativi su salari e sicurezza lavorativa".

MOLTI SETTORI SPARIRANNO - Riguardo all'impatto futuro della crisi, l'FMI ipotizza che l'emergenza ridisegnerà l'offerta dei servizi, privilegiando l'e-commerce e penalizzando alcuni settori che ancora rischiano di sparire quali commercio al dettaglio, turismo, ristorazione e servizi personali.







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