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I numeri dell'Italia a rischio colonizzazione: crolla capitalizzazione delle SpA

Un rapporto di Unimpresa fotografa la fragilità del sistema economico che resta esposto ad assalti degli stranieri

Finanza
I numeri dell'Italia a rischio colonizzazione: crolla capitalizzazione delle SpA
(Teleborsa) - La crescita stentata dell'Italia e lo shock provocato dal Covid-19 hanno hanno esposto l'Italia all'assalto di gruppi stranieri più forti e dotati di liquidità aggiuntiva, rendendo fragile il tessuto economico del nostro Paese. Tant'è che, in considerazione soprattutto del crollo delle quotazioni borsistiche verificatosi durante l'emergenza sanitaria, il Governo ha dovuto porre rimedio estendendo il Golden Power a vari settori dell'economia: dal settore finanziario all'agroalimentare, dalle telecomunicazioni ai trasporti.

I numeri della debolezza del nostro Paese emergono da un rapporto del Centro studi di Unimpresa basato su dati della Banca d'Italia aggiornati al primo trimestre 2020, relativi al valore di bilancio delle azioni, quotate e non, detenute da tutti i soggetti economici (imprese, banche, assicurazioni e fondi pensione, Stato centrale, enti locali, enti di previdenza, famiglie, investitori stranieri).

Capitalizzazione SpA quotate 101 miliardi in meno

Complessivamente dal primo trimestre 2019 al primo trimestre 2020 le società quotate in Borsa hanno visto calare di 101 miliardi la loro capitalizzazione, che si attesta a 404 miliardi di euro.

Ma è proseguita la ritirata da parte di soggetti stranieri: se, a giugno 2015, questi ultimi avevano oltre il 51% di Piazza Affari (282 miliardi), nello stesso periodo del 2019 sono scesi al 48% (246 miliardi) per poi calare quest'anno, in piena crisi sanitaria, ancora al 47% (192 miliardi).

Per il complesso delle SpA 234 miliardi di capitalizzazione in meno

Nello stesso periodo le società per azioni nel loro complesso hanno visto crollare di oltre 234 miliardi di euro il loro valore, mentre le quote complessive delle società per azioni si attesta a quota 2.060 miliardi (-10,22% anno su anno).

Il sistema imprenditoriale italiano resta a trazione familiare anche se la quota di possesso passa al 36,55% a inizio 2020 rispetto al 38,13% del 2019. Nella classifica seguono gli stranieri col 25,21% (era il 24,57%), le imprese col 15,67% (era il 15,37%), le banche con il 12,08% (era il 13,24%) e lo Stato col 5,17% (era al 4,68%), le assicurazioni e i fondi pensione col 2,90% (era il 2,58%). Quote minoritarie sono riconducibili alle amministrazioni locali (stabili attorno allo 0,61% dallo 0,56%) e agli enti di previdenza (dallo 0,88% all'1,08%).

Alto il rischio colonizzazione

"Il brusco calo del valore complessivo delle nostre società quotate – commenta il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro – può rappresentare, per i predatori stranieri, l'occasione di acquisti a prezzi particolarmente vantaggiosi. L'avanzata dei fondi esteri nei nostri confini, se fatta con fini squisitamente speculativi, è tuttavia un pericolo per il nostro sistema-Paese e per il made in Italy. Avremmo infatti bisogno di investimenti stabili, fatti per prospettive di lungo periodo, capaci di dare slancio alla nostra economia. Al contrario, corriamo il rischio di assistere inermi a scorribande di barbari e al declino definitivo dell'Italia".




(Foto: © Kladej Voravongsuk / 123RF)
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