(Teleborsa) - Quella che stiamo vivendo ormai da mesi è una
emergenza che viaggia su un
doppio binario: partita come
problema sanitario, la pandemia ha avuto ben presto delle ricadute
economiche drammatiche, peggiori persino alla crisi nera del
2008.Lo dicono i numeri sul
PIL che non lasciano scampo ad interpretazioni e in questi mesi hanno registrato
crolli verticali. Anche se non manca una
eccezione.
Situazione nera nel
Regno Unito dove nel secondo trimestre dell’anno il PIL si è contratto del
20,4%. Il
PIL spagnolo è sceso invece del 18,5%. Calo del 13.5% per i "cugini"
francesi dove tra l’altro la pandemia – come anche in Spagna – continua a marciare a passo decisamente sostenuto, ieri nuovo record in entrambi i Paesi.
Calo del
12.4% per
l’Italia, dato sostanzialmente in linea con quello della zona Euro: come rivela Eurostat, il calo del PIL sul trimestre precedente è stato del 12,1%, dopo il 3,6% del periodo gennaio-marzo
Segno meno ovviamente anche per la
locomotiva d’Europa: la
Germania della Cancelliera Merkel registra un
-10%. Non va meglio agli
Stati Uniti di Donald
Trump che interrompono un ciclo espansivo fra i più lunghi della storia segnando un calo del
9,5% .
Male ma non malissimo in
Giappone. Con il "lockdown" parziale caduta del Prodotto interno lordo della terza economia al mondo del 7,8% nel secondo trimestre dell'anno. Nelle scorse ore, intanto, in azione la
Banca centrale cinese ha immesso sul mercato liquidità per
700 miliardi di yuan.Ma c’è una moderata
eccezione. In
Cina – Paese da cui la pandemia è partita – il PIL è rimbalzato dell
'11,5% nel secondo trimestre, dopo essere sceso del 10% nel primo. Rispetto all’anno precedente, il calo è stato del 6,8% nel primo trimestre, con un rimbalzo del 3,2% nel secondo: in ogni caso, siamo in presenza di livelli di crescita decisamente più contenuti da quelli messi a segno da
Pechino negli ultimi decenni.