(Teleborsa) - Si scrive
MES, si legge guaio. Mentre tengono banco le
polemiche sull’utilizzo o meno della
linea di credito aperta per fronteggiare i
l Covid, ossia il prestito di
37 miliardi (che fa gola a molti e ad altri decisamente meno), torna un’altra
questione bollente che diversi mesi fa aveva fatto salire
l’asticella della tensione nella maggioranza, accantonata in scia all’improvvisa esplosione della
pandemia.Parliamo della discussa riforma del
Mes, sostenuta nel dicembre scorso anche dal Governo italiano, bocciata in particolare dalla Lega e mal vista anche da una frangia sostenuta tra le fila del Movimento CinqueStelle che, da sempre, guarda allo strumento con
diffidenza.A riportare sul tavolo il
dossier a dir poco bollente ci ha pensato l
’Eurogruppo, tornato in pressing sulla
riforma dell’
ex Fondo Salvastati, necessaria tra l’altro per completare l’unione bancaria. "Comprendo molto bene la questione e lavorerò con Gualtieri e con gli altri ministri finanziari per fare progressi” sulla riforma del Mes. Con queste parole, fresco di nomina alla presidenza dell’Eurogruppo, l’irlandese Pascal Donohoe, appoggiato dai frugali nella corsa per la successione al portoghese
Mario Centeno lo scorso luglio, rilancia un
tema rimasto sospeso.
Avviata più di due anni fa, la riforma elimina il contestatissimo
Memorandum – noto per aver imposto condizioni rigidissime alla Grecia – che verrà sostituito da una lettera d’intenti che garantisce il rispetto delle regole del
Patto di stabilità. In casa nostra, la polemica era divampata alla fine dello scorso anno a causa della riforma delle
"clausole di azione collettiva" (Cacs) negli eventuali casi di ristrutturazione del debito sovrano di uno Stato membro. In pratica, a partire dal 2022, sarà più semplice ottenere il
semaforo verde della platea degli azionisti per approvare la ristrutturazione di un debito sovrano visto che dalle attuali regole che prevedono a una doppia maggioranza, si passerà a una
maggioranza unica. In quell'occasione, fu proprio il Ministro
Gualtieri a battersi per ottenere
modifiche ritenute imprescindibili. Il tema, nel nostro Paese,
resta politicamente controverso. Segnali di fiducia, intanto, sono arrivati al termine delle riunioni di
Eurogruppo e Ecofin informali a Berlino, sia dalla presidenza di turno tedesca, sia dalla Commissione europea proprio sulla riforma del Mes e sulla possibilità di concludere il
negoziato entro fine anno.Precisando che quelli conclusi a Berlino erano incontri
"informali", e che le eventuali decisioni concrete verranno prese nelle future riunioni formali, sulla riforma del Mes "
abbiamo fatto progressi – ha riferito nelle scorse ore il ministro delle Finanze della Germania, Paese che ha la presidenza di turno dell’UE,
Olaf Schoz, nella conferenza stampa finale – perché abbiamo avuto discussioni intense su questioni che ci stanno a cuore" ."La mia sensazione è che i negoziati sulla riforma del Mes stiano progredendo molto bene – ha aggiunto – e sono ottimista sul fatto che li porteremo a conclusione per fine anno".
Gli ha fatto eco il vicepresidente della Commissione europea,
Valdis Dombrovskis. "Sulla riforma del Mes e il basckstop del fondo di risoluzione unico in realtà si è parlato all’Eurogruppo informale e abbiamo visto che il presidente,
Paschal Donohoe è molto determinato a fare progressi su questi due elementi – ha detto -. Si spera di raggiungere un
accordo entro quest’anno".(Foto: © andreykuzmin / 123RF)